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CodemotionOttobre 29, 2025 6 min di lettura

CTO Connect Milano: cosa si sono detti i tech leader (e perché ti riguarda)

Eventi
CTO Connect
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Al primo CTO Connect all’interno di Codemotion Milan si sono confrontati CTO, Head of IT e tech leader di ENI, Nexi, PagoPA, Fastweb, L’Oréal, Comau e altre realtà di primo piano. Quattro panel su AI, sicurezza, team building e trasformazione digitale. Ecco cosa è emerso dai tavoli di lavoro.


Quando in una stanza ci sono i decision maker di aziende come ENI, Nexi, PagoPA e Fastweb, le conversazioni prendono una piega diversa rispetto ai soliti talk. Niente pitch, niente demo. Solo confronto su problemi reali e scelte che impattano migliaia di developer.

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Eventi

Abbiamo raccolto gli insight più interessanti emersi dai quattro panel tematici.

AI Agents: tra esperimenti e produzione (spoiler: siamo ancora all’inizio)

Con: Massimo Chiariatti (Lenovo), Alessandra Fidanzi (ENI), Stefano Boscolo CIO Comau, Antonio Iavarone (Iren), Stefano Bussolino (Reply)

La domanda diretta che ha aperto il panel: quante aziende stanno davvero portando AI agents in produzione? La risposta è stata onesta: poche. Tutti sperimentano, nessuno può permettersi di stare fermo, ma i casi reali in produzione sono ancora limitati.

Il problema vero

Non è questione di tecnologia disponibile. Il nodo è che mancano competenze per costruire agenti che funzionino davvero, integrarli nei processi esistenti e soprattutto governarli. Creare un agente che fa qualcosa di interessante in demo è una cosa. Metterlo in produzione, gestirne gli errori, garantirne la sicurezza e farlo scalare è tutt’altro.

Come vedono gli agenti

Un punto interessante emerso: gli agenti non vengono visti come “macchine che sostituiscono l’uomo”, ma come strumenti che amplificano capacità umane. Il classico augmentation vs replacement. Ma è emerso che senza change management strutturato e governance chiara, anche l’agente più sofisticato resta un esperimento costoso che non porta valore.

Si è parlato molto di human in the loop: l’uomo resta al centro per responsabilità, revisione e supervisione. Non è l’AI che decide, è l’AI che propone e l’umano che valida.

La domanda scomoda

La parte più interessante del panel è stata una domanda provocatoria: quando NON usare l’AI? Sembra banale, ma in realtà è la domanda che pochi si pongono. Tutti corrono ad adottare, ma capire dove l’AI non ha senso può fare la differenza tra investimento strategico e spreco di risorse.

Takeaway per dev: se stai lavorando su AI agents, il focus non dovrebbe essere solo “cosa può fare” ma “come lo integro nei processi esistenti” e “come lo governo in produzione”. Le competenze richieste stanno cambiando velocemente.


Sicurezza e governance: il gap tra quello che pensiamo di avere e la realtà

Con: Dario Carmignani (CRIF), Domenico Raguseo (Exprivia), Giampiero Bonfiglio (L’Oréal), Lorenzo Comi (Nexi)

Questo panel ha toccato un nervo scoperto per molte aziende che pensano di avere tutto sotto controllo sulla sicurezza dei dati sulla governance nell’era AI. Spoiler: spesso non è così.

Il gap europeo

È emerso chiaramente che in Europa siamo ancora indietro rispetto ai big player USA su architetture cloud e governance. Molte aziende sono ferme su soluzioni “single instance” che sembrano enterprise ma non lo sono davvero. Il famoso “Secure by design”? Per molti resta più una dichiarazione d’intenti che un obiettivo raggiunto.

Il problema culturale

Il titolo del panel era già chiaro: “Secure by design, insecure by cultura”. La tecnologia c’è, ma la cultura aziendale spesso non segue. Puoi avere l’architettura più sicura del mondo, ma se chi sviluppa non ha interiorizzato i principi di security by design, il risultato sarà fragile.

Investimenti vs costi

È emerso un tema ricorrente: troppe aziende ragionano ancora con mentalità da “tagliatore di costi seriale” sulla sicurezza. Cercano di risparmiare dove invece servirebbe investire. La domanda provocatoria del panel: non è quanto costa proteggersi, ma quanto costa NON farlo.

Takeaway per dev: se lavori in ambienti dove la sicurezza viene vista come “overhead” invece che come requisito fondamentale, forse è il momento di fare domande scomode. La governance dei dati nell’era AI non è un nice-to-have, è un must-have.


Tech team e AI: le domande che nessuno vuole fare (ma che tutti pensano)

Con: Francesco Dominidiato (MoneyFarm), Francesco Persico (PagoPA), Marco Daccò (RDS), Mirco Patroncini (LastMinute), Layla Pavone (Comune di Milano)

Questo è stato il panel più diretto, quello dove sono uscite le domande scomode che probabilmente ti stai facendo anche tu.

Le domande sul tavolo

  • Servono ancora i dev senior quando l’AI scrive codice più veloce di chiunque?
  • Chi formerà i developer di domani? Se l’AI fa tutto il lavoro ripetitivo, come si costruiscono le basi?
  • Chi guiderà i team quando gran parte del lavoro lo farà l’AI?
  • E soprattutto: come cambia il ruolo del CTO quando la tecnologia inizia a prendere decisioni autonome?

La risposta non è solo tech

È emerso che la soluzione non è (solo) tecnologica. Servono:

  • Formazione continua vera, non corsi spot o certificazioni-lampo
  • Mentorship strutturata, perché l’esperienza si trasferisce solo così
  • Team cross-funzionali che mescolano competenze tecniche, linguistiche e di pensiero critico
  • Strategie che uniscono business e innovazione, non solo feature delivery

L’evoluzione del ruolo developer

Un punto chiave: il ruolo di developer sta cambiando velocemente. Non basta più saper scrivere codice. Serve capire il contesto business, saper comunicare con stakeholder non tecnici, avere pensiero critico per valutare quando usare (o non usare) l’AI.

Takeaway per dev: se pensi che upskillare significhi solo imparare l’ultimo framework, ti stai perdendo il quadro completo. Le competenze trasversali (comunicazione, problem solving, pensiero critico) stanno diventando importanti quanto quelle tecniche.


Startup AI native vs Corporate: ecosistemi che devono imparare a parlarsi

Con: Alexio Cassani (FairMind), Massimo Guarino (Fastweb), Andrea Lonza (Lexroom.ai), Marco Falcone (Indigo), Stefano Priolo (Centrico)

L’ultimo panel ha messo a confronto due mondi che spesso parlano lingue diverse: startup AI native e grandi aziende.

Due velocità, stessi problemi

Le startup corrono per non diventare irrilevanti, cercando di creare valore con risorse limitate ed evitando di essere “solo l’ennesimo wrapper” di un modello esistente. Le corporate devono trasformarsi senza sbagliare, fare upskilling su larga scala, innovare mantenendo l’operatività esistente.

Eppure è emerso che c’è un terreno comune dove la taglia non salva nessuno: data protection, cybersecurity, sostenibilità, governance. Qui si decide chi resta in gioco e chi esce.

Make or Buy?

Si è discusso molto di strategie make or buy. Quando ha senso costruire in casa? Quando invece comprare o integrare soluzioni esistenti? Non c’è una risposta univoca, ma è emerso che la decisione deve essere guidata dal valore distintivo che puoi creare, non dall’ego o dalla voglia di “fare tutto da soli”.

Ecosistemi aperti vs chiusi

Altro tema caldo: valore degli ecosistemi aperti rispetto alle soluzioni chiuse e proprietarie. Le startup tendono verso l’open, le corporate verso il controllo. Ma chi vincerà dipende da chi riesce a creare valore autentico per gli utenti finali.

La domanda finale

Il panel si è chiuso con una provocazione che ha zittito tutti: chi sarà ancora capace di generare valore autentico tra 3 anni? Sia che tu lavori in una startup o in una corporate, la domanda è la stessa. E la risposta non è scontata.

Takeaway per dev: capire le dinamiche tra startup e corporate non è solo curiosità. Se lavori in una corporate che vuole muoversi come una startup (ma con processi da enterprise), o in una startup che deve scalare, queste tensioni le vivi ogni giorno. Conoscerle ti aiuta a navigarle meglio.


Cosa ci portiamo a casa

Il CTO Connect non è stato l’ennesimo evento dove si presentano slide. È stato uno spazio dove tech leader di ENI, Nexi, PagoPA, Fastweb, L’Oréal, Comau e altre realtà si sono confrontati su problemi reali, senza filtri.

Gli insight emersi:

  1. Sugli AI agents: siamo ancora all’inizio, la sfida è governarli in produzione, non crearli in demo
  2. Sulla sicurezza: il gap culturale è più pericoloso del gap tecnologico
  3. Sui team: il ruolo del developer sta cambiando, e le soft skill contano quanto il codice
  4. Su startup vs corporate: i problemi veri (sicurezza, governance, valore) non guardano la dimensione aziendale

Se sei un developer, queste conversazioni ti riguardano direttamente. Perché le decisioni che prendono i tech leader oggi sono i progetti su cui lavorerai domani. E capire dove sta andando l’industria ti aiuta a fare scelte migliori sulla tua carriera.


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