
L’estate avanza, il sole picchia, e mentre la maggior parte delle persone pensa a sdraiarsi in spiaggia con un mojito in mano, i programmatori sono alle prese con un dubbio esistenziale: quanto posso stare lontano dal codice prima di andare in crisi d’astinenza?
Non è una domanda banale: il nostro cervello è un muscolo speciale: si nutre di pattern, algoritmi, bug fix notturni e lampi di genio. E la paura di perdere la “lucidità algoritmica” durante le ferie è più diffusa di quanto si immagini.
La programmazione come competenza muscolare (o quasi)

Cominciamo con una considerazione: programmare, al pari di suonare uno strumento o praticare uno sport, crea connessioni neurali profonde.
Le strutture mentali che usiamo quando scriviamo codice — pattern di flusso logico, capacità di debug, astrazione architetturale — diventano col tempo veri e propri circuiti preferenziali.
I biologi che frequento nel tempo libero mi parlano sempre di assoni e dendriti, oggi con l’avvento di strumenti di supporto dell’ai è un po come alzare i pesi lasciando che lo sforzo lo faccia il vostro personal trainer, con risultati che sul lungo periodo porteranno a problematiche simili al passaggio da cacciatori/raccoglitori a pigiatori di telecomando.
C’è perfino chi sostiene che dopo un certo numero di anni il cervello del programmatore si riconfiguri per ottimizzare l’anticipazione di errori e la ricerca di soluzioni. Non è magia, ma pura neuroplasticità. Per chi volesse approfondire straconsiglio Il potere delle abitudini di C.Duhigg e Atomic habits di J. Clear.
Quindi se vi state chiedendo se un mese di pausa possa spazzare via anni di esperienza, la risposta è: assolutamente no.
Il cervello non perde informazioni appena lo si spegne, altrimenti nessun programmatore andrebbe alle feste con open bar. Una pausa aiuta spesso a consolidare le sinapsi proteggendoci dallo stress quotidiano, quello sì altamente nocivo.
Perché allora abbiamo paura di staccare?
A che serve allora stare attaccati alla tastiera senza soluzione di continuità? A questa domanda di solito si rievoca la leggenda di Benedetti MIchelangeli, il famoso pianista di cui si diceva che pretendesse sempre un pianoforte sull’aereo così da potersi allenare durante i voli . Naturalmente è una leggenda, ci sta che fossero voci denigratorie, Michelangeli era un perfezionista ma il suo talento lo metteva sicuramente al riparo da 10 ore di inattività.
Il punto è che la programmazione, come suonare il pianoforte, non è solo conoscenza tecnica, è anche ritmo mentale.
Chiunque scriva codice sa che la scioltezza viene dalla ripetizione continua:
- leggere stacktrace senza andare nel panico,
- usare regex per cercare nei documenti word,
- districarsi tra Docker, Git, CI/CD senza massacrare i tasti cursore.
Quando si interrompe questo ritmo, capita — specie al ritorno — di impiegare qualche ora in più a ritrovare la fluida connessione tra cervello e tastiera. È quello che chiamiamo “effetto ruggine”.
Per fortuna dura poco. Dopo uno o due giorni di “riscaldamento” e torniamo a muoverci come prima.
Ma se non vogliamo nemmeno avere spiacevole sensazione che la mente sia meno brillante, schiacciata dallo stress quotidiano e dal passare del tempo, si può anche combattere bastano pochi e semplici esercizi per migliorare la propria efficienza cognitiva. E una notizia ancora migliore è che l’età non conta, conta solo quanto il nostro cervello è allenato.
Come allenarlo cambia molto da persona a persona, molti scrivono a mano su un diario, altri disegnano, la lettura è sicuramente importantissima, così come imparare canzoni a memoria o fare lunghe passeggiate senza navigatore (consiglio “Il cervello trova la via” di M.Bond un libro pieno di spunti interessantissimi). Insomma occorre usare i supporti tecnologici con parsimonia prima di ritrovarci a chiedere a ChatGpt come si rimorchia in discoteca (troppo tardi, vero?).
Quanto puoi stare lontano dal codice prima di perdere smalto?
Parliamoci chiaro: non esiste un numero magico.
Dipende da:
- quanto sei senior,
- quanto è complessa la tua tecnologia,
- e da che tipo di progetti lavori.
Ma in generale possiamo dire:
Tempo lontano dal codice | Cosa succede davvero |
1-2 settimane | Niente di niente. Anzi, ossigeni il cervello. |
3-4 settimane | Leggera ruggine, ma basta un giorno per tornare agguerrito. |
2-3 mesi | Qui serve un piccolo riscaldamento: ripassare git flow, farsi qualche kata, aggiornare le lib. |
6+ mesi | Il cervello dimentica i dettagli. Ma se la tua esperienza è solida, recuperi in fretta. |
Molto dipende anche dal tuo “bagaglio tecnico”.
Chi ha anni di progettazione software sulle spalle, riprende in mano la tastiera e dopo qualche commit è di nuovo al top.
Chi è agli inizi o ha lavorato su stack molto mutevoli, potrebbe sentire di più il peso dello stop.
Un altro aspetto è che più che ripetere quotidianamente le stesse cose, conviene approfondire gli stack è arricchire le proprie competenze.
Il valore nascosto del “detox digitale”
Quindi è tempo che i developer smettano di vivere il fermo ferie come un trauma.
I benefici di staccare totalmente — niente IDE, niente ChatGPT, niente monitor ultrawide — sono scientificamente dimostrati.
- Si riduce il carico cognitivo. Il cervello elabora in background le sfide tecniche e al ritorno regala idee migliori.
- Si aumenta la creatività. Spesso le intuizioni architetturali migliori nascono mentre si fa trekking o si cercano conchiglie, anche qui un libro epico è “Ballando nudi nel campo della mente” di Kary Mullis premio Nobel per la chimica nel 1993, assolutamente da leggere anche se non sapete cosa è una PCR e non fate surf .
- Riducono stress e burnout. Non sei un computer: staccare ti rende un programmatore più sano e produttivo.

Anche se siete dei single che vivono a casa dei genitori, staccare è qualcosa che dovete a voi stessi e agli altri che, in qualche modo, vi stanno accanto. Prendersi qualche giorno di ferie è anche un’occasione per mettere alla prova il vostro ambiente lavorativo, capire che le cose vanno avanti anche senza di voi vuol dire che state facendo un buon lavoro.
Potrete così tornare più lucidi, più veloci a individuare soluzioni pulite, meno inclini a complicare il design.
E non temete che il vostro capo possa sostituirvi con un co-pilot qualsiasi, vabbè a lui piacerebbe cambiarsi le ruote della macchina con i soldi del vostro salario risparmiato, ma i tempi sono tutt’altro che maturi, e per quanto intuisco sono ancora abbastanza lunghi.

Godetevi quindi il mare, la montagna o gli scenari a voi più consoni, e evitate di scrivere routine in assembler appena vedete la pulsantiera di un ascensore.
Al vostro ritorno basterà tentare di fare il login su un qualsiasi terminale per capire che vi siete scordati la password e sentire immediatamente la mancanza delle ferie…