
“E’ pensare che eri piccolo…“
Poco tempo fa hanno rimandato il film su Snowden su una tv locale, segno che, nonostante il cast stellare, il film non è stato proprio riuscitissimo. Ma un opera dove il protagonista è uno smanettone geniale e i cattivi sono facilmente individuabili dalla divisa nella mia classifica personale parte comunque da 4 stelle.
Una delle scene più belle è quando il nostro analista in erba viene ricevuto da un vecchio analista della CIA, un Nicholas Cage che per l’occasione non beve e non spacca nulla, ed entrambi si emozionano guardando un Cray-1. Bei tempi quando i computer si affittavano un tanto al chilo per avere in settimane le buste paga di centinaia di dipendenti. Quaranta anni dopo mi chiedo dove banche ed altri istituti abbiano smaltito tonnellate e tonnelate di computer la cui potenza di calcolo è adesso alla portata del mio cellulare da 100 euro.

Ancora adesso però c’è chi pensa che serva un armadio per avere potenza di calcolo soddisfacente, ma il mercato sta decisamente andando nella direzione dei mini PC.
Minuscoli, silenziosi, consumano come un frullatore spento e stanno comodamente dietro un monitor, sotto la TV o, se si è davvero creativi, nel sottosella del vostro scooter (su redit ci sono progetti anche più azzardati, buona lettura).
Ma perché i mini PC stanno conquistando tutti: dagli smanettoni ai lavoratori in smart working, dagli appassionati di retro-gaming fino a chi sogna di gestire il proprio server cloud rifacendo AWS, ma con meno effetti speciali.
Si può lavorare e giocare con i mini PC?
La domanda freudiana è: “Ok, è piccolo… ma cosa ci faccio?”. La risposta breve è: tutto.
La risposta lunga parte dalla produttività. Un mini PC con una configurazione decente ti permette di lavorare tranquillamente con suite da ufficio, navigare tra mille tab di Chrome, partecipare a call in HD senza sembrare un Minecraft con la webcam. Ma per quello c’è già il vostro amato portatile.
Vediamo la parte ludica: Cyberpunk 2077 a ultra non gira, lesson learned, ma titoli indie, strategici o giochi in cloud vanno alla grande. E se sei nostalgico, con un paio di emulatori ti trasformi in un museo del videogioco: SNES, Mega Drive, PSX,ZX Spectrum tutto in una scatoletta grande quanto un panino, questa volta senza aver paura che la vostra raspberry surriscaldi e si resetti proprio mentre siete all’ultimo quadro di Doom.
Per quelli che invece non giocano, sono sempre iper produttivi e devono assolutamente crearsi un cloud personale, ecco l’oggetto che risolve le loro notti insonni. Esistono distribuzioni Linux leggere pensate apposta per trasformare il tuo mini PC in un piccolo NAS casalingo. Con Nextcloud, ad esempio, puoi sincronizzare file, note, calendari, condivisioni, praticamente tutto, senza dipendere da Google o Dropbox. E il bello è che consuma così poco che puoi lasciarlo acceso 24/7 senza piangere guardando la bolletta o senza che la Thumberg ti appaia in sogno.
La domanda che mi fanno più spesso mentre gioco a calcetto: è possibile usare un mini PC per lavorare con i modelli AI? La risposta, che rantolo mentre mi accingo a fare uno scatto vertiginoso sulla fascia, è sì. Ovviamente non caricherai GPT-4 in locale , ma modelli più leggeri come Mistral o LLaMA 2, opportunamente ottimizzati, girano anche su macchine compatte. Certo, ci vuole un po’ di pazienza, magari una buona GPU integrata e una buona dotazione di ram, ma il gioco vale la candela. È un modo perfetto per sperimentare con l’AI, senza vendere un rene per comprarsi una workstation.
Parlando di configurazioni, è interessante confrontare le proposte 2025 sul mercato. Alcuni mini PC sono pensati per un uso ufficio/quotidiano: piccoli, fanless, silenziosi e affidabili. Altri strizzano l’occhio ai gamer con GPU integrate che reggono sessioni di gioco lunghe e qualche titolo più impegnativo. Ci sono poi quelli ottimizzati per AI e carichi tecnici: spesso più costosi, ma con ottime CPU multi-core e RAM espandibile. Infine, ci sono i fanless ultra-compatti, ideali per ambienti dove il rumore è un crimine (tipo la biblioteca, o casa tua quando il ragazzino dorme). Le prestazioni variano, e così anche i prezzi, ma tutti condividono una filosofia comune: fare tanto, occupando poco.

Riscaldamento e rumore
E già che parliamo di prestazioni: quanto scaldano questi affari? Beh, dipende. I modelli fanless più piccoli tendono a riscaldarsi di più sotto stress, perché ovviamente non hanno ventole. Ma i sistemi di dissipazione passiva sono sempre più sofisticati e, finché non gli chiedi di fare ray tracing a 4K, tengono botta. I mini PC con ventola fanno meglio, ma mentre giocate a Battlefield sentire o meno un elicottero avvicinarsi può fare la differenza. A parte gli scherzi ci sono pochi rumori che mi mettono ansia quanto quello di una ventola a 2000 rpm.
Per chi ama sporcarsi le mani con la pasta termica, esiste anche la via dell’assemblaggio. Non è semplice come montare un desktop tradizionale, ma nemmeno un incubo stile Apollo 13. Esistono case mini ITX pensati per configurazioni compatte, schede madri all-in-one, alimentatori pico-PSU, e con un po’ di cura puoi tirare fuori una macchina potente in una scatola poco più grande di un dizionario tascabile. Una soluzione interessante per chi vuole scegliere pezzo per pezzo, occhio però che tra tempo speso nello scegliere il pezzo giusto, trovare il tempo per assemblarlo e poi configurarlo a dovere, rischiate di avere un minipc obsoleto non appena lo accendete.
Sistemi operativi
Un altro aspetto interessante è la scelta del sistema operativo. Non tutti vogliono (o possono) usare Windows. Molti mini PC vanno alla grande con Linux, in versioni leggere come Ubuntu MATE, Fedora Silverblue o Arch per gli stoici. Nei forum c’è anche chi sceglie ChromeOS Flex per un’esperienza minimalista e immediata è alcuni usano addirittura Android x86 per creare una sorta di TV box vitaminizzata. Ma perchè limitare le scelte, potete installarne ad libitum e usare un GRUB come se fosse la pistola in una roulette russa.
Poi ci sono gli accessori, che con un mini PC fanno tutta la differenza del mondo. Un hub USB-C ti permette di moltiplicare le porte come per magia. I mini monitor da 13 o 15 pollici trasformano un angolo di scrivania in un home assistant degno del Nakatomi. Fornendogli degli SSD esterni avrete a disposizione un NAS con gli steroidi , le tastiere compatte salvano spazio, e i mount VESA ti permettono di appendere il mini PC dietro il monitor come fosse un quadro digitale. Anche qui il limite è la fantasia .
Conclusioni
Insomma, il mini PC non è più un gadget di nicchia, ma un alleato versatile che si adatta a mille scenari. Dall’ufficio alla domotica, dal gaming alla didattica, dalla sperimentazione AI fino alla semplice voglia di avere una macchina che non faccia rumore e non occupi spazio. E tutto questo con consumi ridicoli, estetica spesso accattivante e rischio di far danni molto contenuto, spendere 200 euro in fuochi di artificio in fondo non è poi una cattiva idea.