
Sono molti ormai i linguaggi di programmazione finiti nel dimenticatoio per colpa del tempo. Basti pensare che il mio primo corso su visual basic nella versione 4.0 lo pagai con un assegno in lire.
Nel pacchetto c’era il drag and drop , ODBC e le select col binding che prendevano i dati da MSAccess, le build coi pacchetti che contenevano le librerie e che al 99% avrebbero scatenatol dll Hell, uno dei peggiori flagelli che potesse capitare ad un programmatore, il quale poteva rifugiarsi dietro al solito lapidario “sul mio pc funziona”.
Ma il passaggio da 16 a 32 bit era stato epocale e il fatto che i programmi usassero i controlli di Windows 95 animò per mesi discussioni sul come la “vera” programmazione fosse finita: adesso avremmo avuto ragazzi che non sapevano assolutamente quello che facevano perchè bastava trascinare e collegare iconcine come delle “codemonkey” qualsiasi, vi ricorda qualcosa?
Sono passati 30 anni ma le paure e le speranze dei programmatori sono sempre le stesse.
All’epoca in ufficio era ancora permesso fumare e il mio senior di riferimento era il classico programmatore del tempo: sigaretta perennemente accesa, musica metallara a palla dalle casse che gracchiavano ogni volta che un cellulare nel giro di un chilometro riceveva un sms e risata sarcastica ogni volta che sbagliavi un punto e virgola. L’unico benefit che ero riuscito a ottenere era uno splendido schermo antiriflesso che però credo abbia inciso non poco sulle mie diottrie.
A condire il tutto c’erano le ore passate a scegliere uno screensaver che evitasse di incidere lo schermo come una tavoletta d’argilla, il più famoso era Johnny Castaway della sierra talmente ipnotico che ancora ne ricordo delle scene, l’alternativa povera era l’ora o il vostro nome che facevano le capriole, su ‘The Office’ c’è un episodio esilarante a riguardo.
Non saprei quantificare quanti “gestionali” ho realizzato in quegli anni, però ero sempre pronto a rifattorizzare pensando a come sarebbe stato facile, negli anni a venire, rimettere mano a quel codice.
Lacrime nella pioggia, di lì a poco uscì il VisualBasic 5, il mio primo linguaggio ad oggetti con il manuale di Debora Kurata e gli esempi della classe macchina coi metodi freno e accelero, credo che se mi sforzo abbastanza riesco a ricordarmi anche le figure con cui spiegava il tutto.
Grazie al mio pontificare di classi e biscotti avevo guadagnato sul campo i galloni da programmatore e, soprattutto con un abbigliamento adeguato al ruolo, la gente cominciava a chiamarmi per colloqui improbabili in contesti impossibili.
Non so quante volte le aziende di consulenza mi volevano infilare in qualche progetto SAP per farmi diventare un esperto ABAP, un linguaggio pericolosissimo perchè le prime versioni avevano i commenti al codice scritti in tedesco e sembra che molti programmatori siano morti di cirrosi epatica a seguito di traduzioni sbagliate.
Invece ricordo benissimo quando stavo quasi per accettare il lavoro in una banca, se non altro per fare contenti i miei genitori, ma mi volevano assumere per piazzarmi su COBOL e mi bastarono due giorni di schermate nere per farmi tornare in mente la presentazione del Sarlac ne “Il ritorno dello Jedi”: “Nel suo ventre scoprirete una nuova qualità di dolore e sofferenza, venendo digeriti lentamente per un migliaio di anni.”
Nella mia vecchia azienda però era iniziata l’era d’oro dei CBT, che non hanno nulla a che vedere con le droghe leggere, e ci eravamo assicurati lavoro per un altro paio di anni.
I Computer Based Training erano in pratica una sequenza di lezioni su argomenti pallosissimi come la sicurezza sul lavoro, corsi antincendio e altri argomenti per cui esisteva un manuale cartaceo da tradurre in bit.
Grazie all’avvento dei CD Rom riscrivibili era possibile realizzare dei corsi su praticamente qualsiasi cosa corredati da animazioni e test finali per ciascuna lezione. So che adesso una capacità di 640 mega può sembrare ridicola ma all’epoca fu veramente un blast.
Ora la realizzazione con VB5 era possibile ma non era certo questo il linguaggio più facile con cui fare ste cose, quindi adottammo Authorware un rad terrificante che era in giro addirittura dal 1987, un sistema di semafori, blocchi if e cicli for visuali e tanto tempo perso a capire come catturare le risposte dei quiz in qualcosa che non fosse un file di testo.
Di lì a poco la società produttrice omonima si sarebbe fusa con Macromind ottenendo se non altro il notevole risultato di cambiare il nome dell’azienda in qualcosa di meno inquietante, Macromind faceva troppo cattivo dei fumetti.
Era il 1992 e nasceva Macromedia che con Director come prodotto di punta rappresentava una bella ventata di novità avendo mutato concetti dal linguaggio cinematografico, organizzando l’applicazione in uno Stage , un Cast e uno Score che altri non era che una timeline interattiva per azioni e sincronizzazioni pilotate da Lingo uno dei linguaggi di programmazione più fichi dell’epoca.
Una decina di CBT dopo mi sentivo come Fellini, facevo fare le capriole a qualsiasi oggetto sullo stage e ero sicuro che un giorno ci sarebbe stato un Oscar anche per il miglior utilizzo di una variabile.

Questo finchè non crebbe il web con Perl e ASP, due linguaggi di programmazione e un infinito mondo di possibilità.
Possibilità che mi arrivarono tra capo e collo un lunedì mattina, quando il mio capo di allora mi portò con l’inganno in una azienda presentandomi come il più grosso esperto ASP in circolazione.
Per fortuna la sede era vicino alla Feltrinelli e, dopo aver assicurato la realizzazione di tutto per il giorno prima, mi precipitai a comprare gli unici manuali esistenti che diventarono i miei cuscini per un paio di settimane.
Fare tabelle dinamiche con un ciclo for e il codice html a crudo è stato il mio pane quotidiano per un bel po’, poi arrivò Flash e tutto cambiò dal giorno alla notte. Macromedia si era buttata sul web ed oltre a Dreamweaver, l’editor col nome più bello che abbia mai usato, aveva sfornato cose strane come Fireworks e Coldfusion, ma aveva fatto decisamente il botto rendendo le animazioni vettoriali facilissime e aggiungendoci un linguaggio di programmazione come si deve.
Il mio primo programmatore Flash me lo ricordo ancora, un biondino magro di pochissime parole, sempre a fumare sigarette puzzolenti che erano già a metà fin da quando apriva il pacchetto, disponibile solo il pomeriggio e sempre con la pistola nei pantaloni.
Non saprei dire se come primo lavoro facesse la guardia giurata o il poliziotto, certo io ero sempre molto ossequioso nel segnalare i bug o chiedere modifiche, e cercavo sempre di interagirci il meno possibile.
Gli passavo stringhe di variabile che lui trasformava in grafici e stelline volanti per un mega progetto di cui noi eravamo il 15esimo subappaltatore.
Ancora oggi ripenso a quel lavoro con tanto orgoglio, facemmo il lavoro di 20 sviluppatori in 2 e nella metà del tempo, naturalmente la mia azienda mi premiò perdendo l’appalto successivo.
Ma ormai piovevano così tanti progetti che a un certo punto mi ritrovai anch’io a aprire stage e scrivere in ActionScript copiando, incollando e sbraitando su 1000 righe di codice che servivano a dare un effetto fico a un bottone.
Tutti incominciarono a costruirci giochi, form dinamiche, grafici a torta che diventavano dischi volanti e infine veri e propri cartoni animati che facevano invidia a molti prodotti “old style”.
Finché Steve Jobs non fece la Regina di Cuori e il nostro povero flash morì decapitato un giorno di settembre, ad oggi ActionScript è l’unico tra i linguaggi di programmazione morti di cui abbiano individuato il killer.
Asp invece fu vittima di una congiura da parte di tutta Microsoft, la sua morte ricorda molto il celebre dipinto in cui Cesare si copre il volto mentre lo pugnalano anche i passanti. Probabilmente lo faceva per non vedere vb.net, ma anche lui è durato poco.
Php e Python però non ringrazieranno mai abbastanza anche se in realtà Python stava fagocitando Pearl e prendeva il suo posto nel cuore delle università da dove si sarebbe rilanciato dopo qualche passo falso.
A proposito di università e ambienti scientifici, in molti progetti viene usato ancora il Fortran che nel suo campo ha pochi rivali, mentre scrivevo questo articolo ho guardato se c’erano offerte di lavoro è sono tutti bellissimi tipo “esperto di balistica per un’azienda che si occupa di sistemi di propulsione solida” o “addetto per la valutazione dell’effetto dell’accrescimento del ghiaccio sulle caratteristiche aerodinamiche”. Anche in ESA e nella NASA pare sia molto richiesto, rocket science signori.
Un altro episodio eclatante di cannibalismo lo aveva messo in opera Delphi che si era mangiato il buon Pascal, delitto che non fece troppo scalpore a dire il vero. Delphi ebbe un po di popolarità ma è il classico caso di linguaggio incompreso, qualcuno sui monti lo parla ancora ma guai a scendere in contesti popolosi, si rischia di essere visti come le persone che escono dal vault dopo un centinaio di anni.
Alla fine di questa carrellata è facile rendersi conto che i linguaggi di programmazione che muoiono davvero sono pochi e quasi sempre figli sacrificabili di software house, chi invece è stato adottato dalle community con licenze più o meno open continua anche se in contesti di nicchia, a vivacchiare facendo il suo ‘sporco’ lavoro, osannato da più o meno grandi community che continuano, magari in grotte a lume di candela, a passarsi poetici sprazzi di codice, come nel film con Robin Williams.

Esperienze come quella di ActionScript e asp invece sono state importanti ma si sono concluse malissimo e per fattori del tutto estranei alla qualità e alla riuscita ‘commerciale’ del prodotto.
Se oggi dovessi investire in uno dei linguaggi di programmazione superfichi come Golang, Rust o Kotlin dovrei prima cercare di capire quanto conta la community degli sviluppatori e quali movimenti si sono fatti a livello di licenza, altrimenti storie di capriole cosmiche dall’alto come quella del passaggio da objective-c a Swift sono destinate a mietere vittime all’infinito.
PS: Mentre mi accingevo a chiudere questo articolo mi è arrivata una telefonata inquietante in cui mi si chiedeva se ho competenze in asp per mettere mano a un gestionale abbastanza complesso, con un database scritto in Access 4.
Mi ha ricordato molto il film Space Cowboy, dove la NASA è costretta a rimandare nello spazio un arzillo progettista 70enne perché l’unico in grado di rimettere mano su un satellite costruito negli anni 60. Sto valutando se fregarmene o rimettere mano a una montagna di codice senza senso per salvare il mondo, anche perché non mi ricordo se qualcuno alla fine muore.
Ma avendo scelto di fare questo lavoro come missione so però già la risposta, e poi pare paghino bene…