
Nel mondo delle startup, l’innovazione e la promessa di rivoluzionare interi settori sono all’ordine del giorno. Tuttavia, dietro alcune delle più grandi storie di successo si nascondono anche clamorosi fallimenti e truffe. Tre casi emblematici sono Theranos, Juicero e recentemente Builder.ai, che hanno non solo scosso la Silicon Valley, ma hanno anche messo in luce vulnerabilità nell’industria tecnologica e la necessità di maggiore trasparenza.
1. Theranos: la truffa dei test del sangue
Quando l’ambizione supera la realtà
Il nostro caso preferito che è stato raccontato anche in molti podcast di successo nonche in “Bad Blood: Secrets and Lies in a Silicon Valley Startup” del reporter del Wall Street Journal John Carreyrou.
Nel 2003, Elizabeth Holmes fonda Theranos con l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare il mondo della salute. La sua startup prometteva di fornire test del sangue accurati e rapidi con una sola goccia di sangue, tramite un dispositivo innovativo. L’idea è talmente potente che lei assume molti dei collaboratori storici di Steve Jobs, incomincia a vestirsi come lui e nel giro di pochi anni Theranos raggiunge una valutazione di 9 miliardi di dollari. la Holmes diventa una delle donne più giovani e ricche del mondo e si porta a bordo personaggi di primo piano della politica americana.
Ma dietro le luci della ribalta, qualcosa non torna. Nonostante le dichiarazioni di Holmes, la tecnologia non funzionava come promesso, o meglio non funzionava proprio, come tutti gli esperti di settore avevano previsto. I test erano inaffidabili, e la società aveva iniziato a manipolare i dati per nascondere i fallimenti. Solo nel 2015, grazie a un’inchiesta del Wall Street Journal, il castello di carte di Theranos cominciò a crollare e nel 2017, la FDA e altre autorità iniziarono a investigare. L’azienda fu costretta a chiudere poco dopo, e Holmes e l’ex presidente Ramesh Balwani furono accusati di frode.
Nel 2022, Holmes fu condannata a oltre 11 anni di carcere, un epilogo amaro per quella che sembrava una delle startup più promettenti della Silicon Valley. La vicenda ha lasciato cicatrici profonde, facendo capire a tutti quanto sia pericoloso imbarcarsi in start up scintillanti che nascondono il vuoto pneumatico.
2. Juicero: lo spremifrutta da 700 dollari che non serviva a nulla
Il fallimento della “tecnologia inutile”
Nel 2013, Doug Evans fonda Juicero, una startup che prometteva di rivoluzionare il mondo dei succhi di frutta con un spremiagrumi da 700 dollari, dotato di Wi-Fi e di un’app per controllare il flusso di succhi freschi. Il dispositivo, a detta dell’azienda, sarebbe stato in grado di spremere i pacchetti di frutta in modo ultra-efficiente, garantendo succhi freschi e sani.
Ma nel 2017, dopo che alcuni giornalisti di Bloomberg hanno testato il prodotto, la verità è venuta a galla: i pacchetti di succo potevano essere spremuti a mano, senza bisogno del costoso dispositivo. La notizia ha fatto il giro del web, scatenando una valanga di critiche e derisioni.
Juicero, che nel frattempo aveva raccolto 120 milioni di dollari di finanziamenti, si è vista costretta a chiudere nel settembre dello stesso anno. Il fallimento di Juicero non è solo una lezione sul rischio di puntare troppo sulla tecnologia quando il prodotto è privo di reale valore, ma anche un monito sulle tendenze di marketing che promettono innovazioni spettacolari senza rispondere a bisogni concreti. Il mito della “penna spaziale” ha finalmente trovato un esempio ancora più concreto, meno fantascientifico ma più doloroso.
3. Builder.ai: l’AI che non esisteva
Un’illusione di intelligenza artificiale
Builder.ai, fondata nel 2016 da Sachin Dev Duggal, si è subito presentata come una piattaforma per lo sviluppo di applicazioni “AI-powered”, promettendo di semplificare la creazione di software tramite intelligenza artificiale. La società ha raccolto milioni di dollari da investitori di alto profilo come Microsoft e il Qatar Investment Authority, facendosi strada tra le startup tecnologiche di maggiore successo.
Ma dietro la facciata di “AI”, Builder.ai si è rivelata essere una truffa mascherata. I codici non venivano scritti da algoritmi intelligenti, ma da una squadra di 700 sviluppatori indiani che lavoravano manualmente sul codice. La piattaforma, che si vantava di essere alimentata dall’intelligenza artificiale, era in realtà un’operazione completamente manuale.
Nel 2025, la verità è venuta a galla, e l’azienda è stata costretta a chiudere. L’episodio ha scosso l’intera industria, dimostrando quanto sia facile vendere illusioni di AI per attirare investimenti e costruire una reputazione in poco tempo. L’azienda è ora in procedura di fallimento, con debiti significativi verso aziende come Amazon e Microsoft. Il giocatore di scacchi di Maelzel su scala globale…
Lezione da imparare
Questi tre casi di fallimento che sfiorano la truffa evidenziano la necessità di essere sempre cauti quando si parla di innovazione tecnologica. Nel mondo delle startup, la velocità con cui vengono promesse soluzioni rivoluzionarie può far dimenticare la necessità di una base solida e trasparente. Theranos, Juicero e Builder.ai ci insegnano che, dietro ogni promessa di rivoluzione, è fondamentale verificare la realtà dei fatti e non farsi ingannare dal fascino delle buzzword.
Nel mondo delle tecnologie emergenti, è facile essere sedotti dall’idea di un cambiamento radicale.
Ma come ci hanno insegnato questi fallimenti, per dirla come Mickey Stone in ‘Hustle – I signori della truffa’, l’innovazione autentica non si costruisce con illusioni, ma con una solida base tecnologica e un impegno costante per risolvere problemi concreti, inseguire il guadagno facile e immediato fa di voi solo una probabile vittima della new economy.