
La missione di Codemotion è quella di dare spazio a chi crea innovazione e condivide conoscenza, quindi non potrei essere più felice di annunciare che Martedì 14 ottobre a Codemotion Milan avremo con noi Massimo Banzi.
Il suo talk “Open Source, Open Innovation: Lessons Learned from 20 years of Building Arduino” promette di essere una vera fonte di ispirazione, capace di mostrarci non solo le lezioni del passato ma anche uno sguardo lucido su ciò che ci attende nei prossimi anni.
E a proposito di Arduino, prima del suo intervento vale la pena ripercorrere insieme un po’ di storia: da un piccolo progetto nato in Italia fino a diventare un punto di riferimento globale per milioni di sviluppatori e creativi…
Un’estate romana
Credo fosse il 2010, in un’estate romana abbastanza torrida, orfano di eventi quali cineporto, fiera dei libri e feste di partiti vari, mi era arrivato l’invito per assistere a una serie di talk tech improvvisati in un centro sociale. Deve essere stata una congiunzione astrale abbastanza rara per farmi prendere il motorino, anche perchè si sa che i centri sociali hanno orari tutti loro e se ti dicono che qualcosa inizierà alle 9 puoi arrivare con un paio di ore di ritardo e rimani comunque in largo anticipo.
Poi andare da solo in posti del genere rischi sempre che qualcuno ti prenda per un infiltrato e avoglia a dirgli che hai fatto l’obiettore, tutti continuano a guardarti torvi e qualcuno sputa anche per terra quando passi.
Quindi molto velocemente occorreva guadagnare la sala, prendere una sedia in un posto con le spalle coperte, e mai rivolgere la parola a chicchessia.
Ricordo che dopo il primo talk però mi sciolsi abbastanza perché un ragazzino di nemmeno 18 anni iniziò a spiegare tecniche di lock picking con maestria e dovizia di particolari. Solo che mi prese il panico sapendo che il mio motorino era legato a un palo con una catena che poteva essere aperta con la classica forcina da capelli.
A quel punto ero meno contento di aver preso parte a quell’incontro, ma il secondo ragazzo che entrò mi fece cappottare dalla sedia che avevo tanto faticosamente conquistato, facendomi vedere per la prima volta un arduino e tutte le magia che riusciva a fare con led, lampadine e motorini di lavatrici appartenenti ai produttori più disparati.
Fu amore a prima vista e da lì iniziò un viaggio senza ritorno che anche oggi mi fa pensare a impiegare la mitica schedina con qualsiasi device incontri in natura.
Quando si parla di democratizzazione della tecnologia, infatti, pochi nomi hanno avuto l’impatto di Arduino. Nato quasi per caso in un contesto accademico italiano, anche se il nome viene preso da un bar, è diventato in breve tempo un simbolo globale del movimento maker, uno standard didattico per insegnare elettronica e programmazione, e oggi una piattaforma industriale che guarda a IoT, AI e automazione. Ripercorriamo le tappe fondamentali di questa avventura.
Le origini: Ivrea e l’idea di democratizzare l’hardware
La storia comincia nei primi anni 2000 all’Interaction Design Institute di Ivrea. Lì, un gruppo di ricercatori e docenti guidati da Massimo Banzi aveva un problema concreto: come dare agli studenti di design, spesso privi di background tecnico, uno strumento semplice per prototipare dispositivi interattivi?
La risposta arrivò dall’intuizione di combinare microcontrollori a basso costo con un linguaggio di programmazione facile da apprendere.
Nel 2005 Banzi discuteva con David Cuartielles, ingegnere spagnolo in visita a Ivrea, delle difficoltà che gli studenti incontravano con i microcontrollori. Decisero di progettare una scheda diversa e chiamarono in aiuto David Mellis, allievo di Banzi, per occuparsi del linguaggio di programmazione. In due giorni Mellis completò il codice; nei tre successivi la scheda era finita. Fu subito un successo tra gli studenti, che senza alcuna conoscenza di programmazione riuscirono a creare piccoli progetti: sensori che reagivano, luci che lampeggiavano, motori che prendevano vita. Da lì il passo successivo fu naturale: insieme a Gianluca Martino, il gruppo pubblicò online gli schemi elettronici e investì tremila euro per avviare la produzione del primo lotto di schede.
In molte interviste Banzi continua a rievocare quei giorni così: «Ne abbiamo fatte 200 copie, e la mia scuola ne ha acquistate 50, non avevamo nessuna idea di come avremmo venduto le altre 150. Pensavamo che non ci saremmo riusciti». Ma la voce si è diffusa fra i designer in tutto il mondo e pochi mesi dopo sono giunti ordini per altre centinaia di unità Arduino.
L’esplosione della community e l’icona Arduino Uno
Tra il 2008 e il 2010 Arduino smette di essere un progetto accademico per diventare un fenomeno globale. La board Arduino Uno, presentata nel 2010, diventa il riferimento assoluto per milioni di studenti, hobbisti e maker. L’idea era semplice ma rivoluzionaria: un hardware a basso costo, documentato, con esempi chiari e una community in rapida crescita. Non servivano più competenze da ingegnere elettronico per accendere un LED o costruire un piccolo robot: bastava un cavo USB e qualche riga di codice.
La community internazionale contribuì libreria dopo libreria, estendendo le possibilità a sensori, attuatori, motori, comunicazioni wireless. Era la nascita di uno standard de facto per il prototyping.
L’era dei Maker e l’impatto culturale
Arduino è stato anche il cuore pulsante del movimento Maker. Dai FabLab sparsi in tutto il mondo ai Maker Faire e gli Arduino day, il mio primo fu nel 2012 al CNR di Roma organizzato da DiScienza, ricercatori titolatissimi che montavano abs su macchine radiocomandate, un pesce finto che guidava pesci veri, uno sminatore radiocomandato e un satellite grosso come una scatola di scarpe. La scheda è diventata un’icona culturale facendo sognare chiunque, dagli artisti agli ingegneri aerospaziali.

Non era solo elettronica: era un simbolo di creatività condivisa, del “learning by doing”, della possibilità per chiunque di costruire tecnologia e non solo consumarla.
In parallelo, Arduino entrava anche nelle scuole e nelle università, trovando spazio nei programmi STEM e diventando lo strumento ideale per introdurre giovani studenti al mondo della tecnologia. Anche Codemotion ha avuto la sua parte con il progetto kids, Massimo Avvisati ha sicuramente influenzato più di qualche ragazzino curioso nell’intraprendere una carriera nell’elettronica grazie a nanobot e gare di pittura con braccio meccanico.
A Roma davamo vita a uno dei primi Arduino User Group, sonde, stampanti 3d, droni e un sacco di start up battezzate con la birra sempre generosamente offerta dai tipi di Fusolab.
Sfide e maturità: dal marchio diviso a Arduino Pro
Come ogni storia di successo, anche quella di Arduino ha attraversato momenti difficili. Nel 2015 la comunità fu scossa dalla disputa sul marchio, che portò alla coesistenza di due entità separate: Arduino.cc e Arduino.org. Una frattura che rischiava di indebolire il progetto ma che, dopo anni di tensioni, si risolse con la ricomposizione e la nascita di una governance più solida.
Nel frattempo, la piattaforma evolveva. Accanto alle board classiche basate su microcontrollori AVR, arrivavano schede ARM più potenti, soluzioni connessi a Internet (Arduino Yun, MKR series) e librerie dedicate all’IoT.
Dal 2020 prende forma Arduino Pro, la linea orientata a sviluppatori professionisti e al mondo industriale. Con board come Portenta H7, Nicla Sense e Giga R1, Arduino si posiziona anche nel mercato embedded e nella sensoristica avanzata, mantenendo però la filosofia open e la semplicità d’uso.

Timeline dei prodotti più significativi
- 2005 – Arduino Serial: la prima board.
- 2006–2007 – Arduino NG e Diecimila: primi passi della community.
- 2009–2010 – Arduino Duemilanove e Uno: l’esplosione mondiale.
- 2012 – Arduino Due: la prima board ARM.
- 2014 – Arduino Yun e Zero: apertura al mondo Linux e 32-bit.
- 2016 – MKR1000: la svolta verso l’IoT.
- 2019 – Nano Every e Nano 33 IoT: miniaturizzazione e connettività.
- 2020 – Portenta H7: inizio della linea Pro.
- 2021 – Nicla Sense: edge computing e AI.
- 2023 – Giga R1 WiFi: potenza e versatilità.
- 2024 – Arduino Cloud rafforzato, con strumenti sempre più integrati per prototipazione rapida e deployment IoT.
Oggi Arduino guarda al futuro come a un terreno fertile in cui continuare a unire semplicità e innovazione. Le nuove schede pensate per l’intelligenza artificiale distribuita aprono la strada a un mondo in cui persino i microcontrollori più piccoli saranno capaci di apprendere e reagire. La linea Pro mostra invece la maturità di una piattaforma che, nata come strumento educativo, trova oggi spazio nei contesti industriali più esigenti, dalla robotica all’agricoltura di precisione. Allo stesso tempo rimane un compagno insostituibile nella formazione: è e sarà il linguaggio universale con cui intere generazioni impareranno a progettare e a dare forma alle proprie idee. Su queste basi si innestano collaborazioni sempre più strette con i grandi attori globali del cloud e dell’hardware, che ampliano i confini di ciò che è possibile.
Ma forse la sfida più affascinante è quella legata alla sostenibilità: grazie a sensori distribuiti e soluzioni a basso consumo, Arduino potrà aiutare a monitorare l’ambiente, a gestire meglio le risorse e a immaginare tecnologie al servizio di un pianeta più vivibile. In questo equilibrio tra accessibilità e avanguardia, tra formazione e industria, tra innovazione e responsabilità, si gioca il futuro di Arduino, visto che l’Intelligenza Artificiale su dispositivi embedded sta rivoluzionando il settore dell’elettronica, permettendo di eseguire operazioni complesse con risorse computazionali limitate.

Dal bar di Ivrea alle fabbriche del futuro, Arduino ha percorso una strada sorprendente. È passato dall’essere uno strumento didattico a un fenomeno culturale, fino a un player riconosciuto nel mondo industriale. Ma la sua vera forza sta nella community globale che continua a innovare, condividere e costruire insieme.
Il futuro di Arduino sarà fatto di AI, IoT e sostenibilità, ma anche di quella stessa filosofia che lo ha reso grande: rendere la tecnologia alla portata di tutti.