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Arnaldo MorenaNovembre 11, 2025 9 min di lettura

“Questo libro non parla di serpenti… ” 💬 Intervista a Marco Beri

Libri
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Dall’era dei floppy a ChatGPT: viaggio con Marco Beri, autore di “Sviluppare applicazioni con Django”, tra linguaggi, progetti e curiosità di una vita passata a programmare.


Incontriamo Marco Beri in occasione della recensione del suo libro “Sviluppare applicazioni con Django”

1. Partiamo dalle origini: Qual è stato il tuo primo linguaggio di programmazione e come sei arrivato a definirti un programmatore?

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Marco Beri: “Sono del 64. Quindi, a 20 anni ho cominciato subito a programmare, a lavorare. Infatti io mi definisco un programmatore. Cosa faccio la vita? Sono un programmatore, scrivo codice. Quando faccio quello proprio mi piace. Quello è proprio il mio lavoro, sono nato per far quello”.

“il primo linguaggio che ho utilizzato, dunque è Cobol. … Cobol sul lavoro mentre imparavo il C all’università, quindi per lavoro con il Cobol. Racconto sempre questo:  l’intervista che mi fece il datore di lavoro… mi disse ‘Conosci il Cobol?’ Io gli risposi, ‘No, non lo conosco’ e lui: “Preso!”
Il colloquio fu tutto lì. Allora ci indovinò perché poi in pochissimo tempo con loro lo imparai.
Lui vide negli occhi forse la luce del programmatore, disse preso dopo una sola frase, anzi dopo un solo no.
“Conosci questa cosa? No.. preso.
Quindi parto con Cobol al lavoro e poi dopo il c invece all’università. Il c rimane, secondo me, un linguaggio favoloso… mi ha proprio aperto la testa”.

“Io c’ho una storia nel senso che il primo lavoro, le prime “marchette” nel mio estratto conto INPS, sono del 79, quando avevo 15 anni… ho studiato e lavorato. I primi due anni che feci come lavoratore durante l’università, non erano nell’ambito informatico, avevo un datore di lavoro che mi trattava molto male. Allora mi ricordo che dissi ‘Mai più sotto un un capo s******’ … e quindi da allora ho sempre cercato di lavorare per conto mio”.

2. C’è stato un progetto nella tua carriera che ti ha cambiato o segnato particolarmente?

Marco Beri: “il progetto che mi ricordo con piacere e perché l’ho fatto in Clipper. Nell’86-87: mi contattò una biblioteca di un comune qua vicino per fare un programma di gestione dei loro libri.
In quel programma in Clipper ci misi tante di quelle cose che è stato usato per più di 15 anni. Posso dire di avere inventato il mail merge perché loro mi chiedevano di fare le lettere di sollecito, allora mi inventai il fatto che loro scrivevano in una parte del programma questo testo dove scrivevano “chi@ data caro chi@ socio ci devi istituire questi libri @ entro queste @date.
Io prendevo questo pezzo di testo e andavo su dove c’erano le varie chiocciole come variabili che gli avevo messo a disposizione…”.

Quando arrivò il programma fornito dalla Regione per gestire le biblioteche faceva meno cose del mio. Però io sono un programmatore e non un imprenditore, feci sto programma, contento un cliente, bon a posto, mi misi a fare un altro programma. Un imprenditore avrebbe preso quel programma, avrebbe battuto tutte le biblioteche della zona e probabilmente avrei fornito io il programma alla Regione. Ma io sono appunto un programmatore, mi piace far cose diverse, fatto quello, finito”.

“Mi aveva fatto vedere provare la gioia di trovare soluzioni nuove a problemi complicati e questo mi rimarrà per sempre”.

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3. Come è cambiata l’esperienza di programmare dalla tua prima esperienza ad oggi, in termini di strumenti e risorse?

Marco Beri: “Prima per cercare informazioni su Clipper, avevi il manuale o nisba.
Allora, i famosi floppettini ti arrivavano nella scatoletta, il manuale che appena stampato già era vecchio perché comunque le patch una volta all’anno arrivavano inesorabili.
Non rimpiango sicuramente quella parte dell’ informatica.avevano dei driver da inserire in questo mainframe ed erano da 5 mega. Adesso abbiamo le chiavette da un terabyte, è come se uno comincia a fare il trasportatore usando una cariolina e poi si trova con i razzi stellari. Questo è un po’ quello che ho visto nella mia carriera, certe volte vado in palla a pensare cosa ci sarà nei prossimi 10 anni perché se è esponenziale ne vedremo delle belle”.

“Poi c’erano le BBS.Era una cosa fighissima, era il passo prima internet.
Tu potevi mandare dei messaggi che dopo 5-6 giorni arrivavano in Australia, le quando cominciavo a scaricare arrivarono le prime patch delle stampanti scaricate da BBS era un passo avanti clamoroso rispetto al floppy che andavi a prendere dal negozio”.

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4. Come è nata la tua attività di divulgazione e a chi sono rivolti i tuoi libri (in particolare quello su Django)?

Marco Beri: “L’attività di divulgazione è venuta eh anche quella per caso. Mi dissero ‘Stan cercando in apogeo qualcuno per scrivere un libro su Python’. Allora io chiesi a un mio collega e lui disse ‘No, no, non mi interessa’. Allora io per scherzo risposi: “non c’è nessuno, non conosco nessuno, se vuoi te lo scrivo io”. Ma era veramente uno scherzo; scrissi un’introduzione che mi ricordo che iniziava così: ‘Se stai sfogliando questo libro in libreria e sei interessato ai serpenti, mettilo giù perché non parla dei serpenti sto libro…’

Mi mandarono il contratto da cui vidi subito che scrivere libri non ti fa diventare ricco in Italia, anche se  quel libro da solo avrà venduto penso 15.000 copie.
Però anche se il gioco non valeva la candela dal punto di vista economico, lo valeva dal punto di vista della soddisfazione personale, della divulgazione“.

Non c’è niente come scrivere un libro su qualcosa per impararlo a fondo, no? Per esempio, per scrivere questo libro ho una parte che non conoscevo benissimo,quello su Web Socket,  che mi sono studiato approfonditamente”.

“Per leggere il libro su Django, devi conoscere Python abbastanza bene, se non conosci Python fai molta fatica, non consiglierei mai questo libro a qualcuno che non conosceil linguaggio, così come non come non lo consiglierei a qualcuno che non sa programmare, se tu non sai cos’è un loop, cosa cos’è un if Cos’è una funzione?… Non puoi partire a leggere un libro che ti dice come si fa questa cosa in Python? Non cos’è questa cosa, ma come si fa questa cosa in Python”.

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5. Qual è la tua visione del framework Django rispetto ai concorrenti più moderni (Flask) e l’impatto dell’ORM?

Marco Beri: “Django ha quasi 20 anni, il fatto che sia monolitico, fa sì che ci sono tanti altri approcci come Flask che è totalmente diverso, invece di avere un oggetto che fa tutto, che ha l’ORM, che ha la parte di di view, di templating, che ha l’admin già fatto parte usando questi micro framework come appunto Flask che ha anche una curva di apprendimento meno ripida perché con Django devi conoscere tutto,l’ORM, il templating, devi imparare  come organizzare le viste, etc etc”.

“Se considero il tempo che impiego per sviluppare un progetto ORM di Django è figo, perché comunque è abbastanza potente, sicuramente è un vantaggio, ma uno dei problemi quando usi lo usi per un  progetto è che devi tenerlo aggiornato e noi abbiamo progetti in giro con la versione x che non va più bene e aggiornarlo costa tempo, anche se a volte il cliente non ti vuole pagare”.

“Se tu cominci a togliere dei pezzi di Django e ci metti dentro altre cose, ha sempre meno ragione d’essere in un progetto, no? Oggi sicuramente l’idea di usare Flask con VJ S piuttosto che… React o Angular tolgono molto al framework”.

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6. Come vedi il futuro dei framework e in particolare l’impatto degli strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale (AI) come Copilot o Cloud Code?

Marco Beri: “la comunità è molto viva e sicuramente andrà avanti ancora, sono tranquillo che Python andrà avanti ancora a lungo, non sono così sicuro che sarà lo stesso per Django… Non so se con questo , avanzare di microframework e di vibe coding, sarà ancora efficiente, perché alla fine è quello  il suo vantaggio principale, pensa all’admin già pronto che è un grosso un grosso plus”.

“Ho usato Claude per fare un progetto ed è come avere un junior che fa quello che gli chiedi e lo fa anche abbastanza bene, ma devi sapere cosa chiedergli e devi saper valutare cosa produce. Questi oggetti non toglieranno il lavoro gli avvocati, ma toglieranno lavoro gli avvocati che non li usano”.

“Dovevo realizzare un progettino, così ho caricato una serie di file Excel in una directory e ho chiesto allo strumento di generarmi una funzione specifica: l’ha fatta perfettamente.
Poi gli ho detto: “Voglio che, quando visualizzi il pop-up con il path del file Excel, questo sia cliccabile e apra direttamente Excel”. E l’ha fatto, scrivendo il codice multipiattaforma.Ha generato un’action che ha permesso a GitHub di creare l’eseguibile a 64 bit: l’ho distribuito nell’ambiente e funzionava subito.
Posso dire che, in totale, ho impiegato al massimo un’ora del mio tempo, spalmata su qualche giorno. È uno strumento davvero potente — e non ha senso non imparare a usarlo o averne paura, perché il progresso non si può fermare”.

“Anche per capire il codice scritto da altri, oggi gli strumenti di intelligenza artificiale sono utilissimi.Se ti capita un pezzo di codice che non riesci a decifrare, lo incolli in ChatGPT e gli chiedi: “Mi spieghi questo codice in italiano?”.
Te lo spiega, chiaramente e in modo immediato.

Sarebbe davvero sciocco — anzi, inutile — non usare strumenti così potenti.”.

7. Che consigli daresti a chi vuole iniziare a programmare oggi e quali sono le best practice che un dev dovrebbe osservare?

Marco Beri: “Saper programmare è un grande valore, un vero e proprio asset per la vita.Se ti piace, è anche un bellissimo hobby.Ma un programmatore che non ama programmare è un problema: diventa inevitabilmente una persona frustrata”.

“Una cosa che in passato non ho fatto abbastanza, ma che oggi farei senza dubbio, è contribuire a qualche progetto open source.È un ottimo modo per imparare: inizi leggendo il codice scritto da altri, cerchi di capirne il funzionamento e poi provi a dare il tuo contributo.
Magari lo proponi come pull request, ed è lì che comincia davvero la crescita”.

“Poi partire magari da zero: per esempio, provare a progettare una rete neurale seguendo qualche corso online.
Non perché tu debba creare la rete che cambierà il mondo, ma perché così impari davvero come funzionano queste cose.
Nel mio caso, è proprio questo che mi dà piacere: capire.
Chi inizia deve fare questo tipo di esperimenti per capire se ha la passione.
Se ti pesa, è già un segnale. Inizia, ma ascolta te stesso: se non ti piace, lascia perdere.
Il codice, anche se lo vedi solo tu, può comunque essere bello — e se riesci a percepire quella bellezza, vuol dire che hai il senso estetico giusto per questo mestiere.”.

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8. Chi sono le persone o le opere che ti hanno ispirato e quali sono i tuoi prossimi obiettivi personali?

Marco Beri: “Una persona che mi ispira moltissimo è Richard Feynman: riusciva a coniugare competenza, ironia e leggerezza, cercando sempre di spiegare le cose nel modo più chiaro possibile ai suoi studenti.Nel mondo della programmazione, invece, direi Donald Knuth — l’autore dei sei volumi sugli algoritmi. Davanti a lui non puoi che dire: “Ok, va bene, questo è il dio degli algoritmi”.
E poi naturalmente Guido van Rossum, per quello che ha creato: ha fatto tutto da solo all’inizio, ed è stato per anni il “dittatore benevolo” di Python”.

“Un nuovo libro? No, sicuramente no. È un lavoro enorme, e sinceramente adesso non ho progetti in mente.C’è però una cosa che non ho mai fatto, e mi dispiace un po’: tenere un talk a una conferenza di Python.Non l’ho mai fatto perché soffro di stage fright, la classica paura del palcoscenico, ma è qualcosa che vorrei superare prima o poi.
Probabilmente inizierei da un ambiente più amichevole, magari con Python Italia, e partirei con un piccolo talk, un meetup: sarebbe il modo giusto per cominciare.”.

“Io non sono credente, ma faccio spesso mia una massima — mi pare di Sant’Agostino — che dice: “Ama e fa’ ciò che vuoi.”
Un’altra frase a cui penso spesso è: “Tutte le persone che incontri stanno combattendo una battaglia che tu non conosci.”
Per questo cerco di non giudicare: se fossi al loro posto, probabilmente farei esattamente le stesse cose che stanno facendo loro”


📘 Marco Beri, “Sviluppare applicazioni con Django” – Edizioni Apogeo


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Tagged as:Libri marco beri Python

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