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Mara MarzocchiOttobre 10, 2023

Anche chi sviluppa software deve poter parlare di salute mentale

Dev Life
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La salute mentale è uno degli stigmi che la nostra società sta tentando di eliminare, ma ancora la strada è lunga e tutta in salita. Pe questo, dato che oggi è anche la giornata mondiale della Salute Mentale, è importante parlarne*.

Partiamo dai dati, visto che come tecnici i numeri e le percentuali ci piacciono tanto. Nell’annuale survey di StackOverflow del 2020, che ha visto la partecipazione di più di 65.000 persone fra sviluppatori e sviluppatrici, il 15% degli intervistati ha dichiarato di avere qualche forma di disturbo mentale, con ansia e depressione tra i disordini mentali più comuni.  

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Altri studi come l”Anxiety and Mental Health of Software Professionals and Mechanical Professionals” pubblicato nel novembre 2020 sull’International Journal of Humanities and Social Science Invention, hanno rivelato come gli sviluppatori siano fortemente soggetti ad ansia e di come la percezione dell’ansia sia aumentata negli ultimi due decenni. 

“L’Organizzazione Mondiale della Salute definisce la salute mentale come “uno stato di benessere in cui ogni individuo possa realizzare il suo potenziale, affrontare il normale stress della vita, lavorare in maniera produttiva e fruttuosa e apportare un contributo alla propria comunità”.”


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Fra gli sviluppatori software le cause più comuni di disturbi possono essere (ma non solo):

  • Isolamento: contrariamente a quanto lo stereotipo dello sviluppatore vuole, una carriera di successo nella programmazione richiede molte abilità sociali. I programmatori e le programmatrici devono essere in grado di discutere le soluzioni con il proprio team, di fare da mentor ai colleghi più giovani, di riferire ai manager e di ampliare le proprie reti di contatti per progredire nella carriera.
  • Sedentarietà: esistono numerose ricerche che collegano il sedentarismo a problemi di salute come l’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete e un tasso di mortalità più elevato. Ma i pericoli derivanti dal trascorrere 40 ore minimo alla settimana seduti a una scrivania, vanno oltre l’ambito fisico. L’attività cerebrale richiede ossigenazione, che si ottiene con una respirazione e una circolazione sanguigna efficienti. Ecco perché il sedentarismo è stato associato a una minore acutezza mentale, a un aumento dello stress, dell’ansia e della depressione e a una riduzione del benessere.
  • Stress: le scadenze una dietro l’altra, la pressione di dover stare al passo con le ultime tendenze tecnologiche, il collega junior che non smette di chiedere aiuto, la richiesta di pull che non viene approvata, l’open space rumoroso, ruoli poco definiti nel team… Tutti questi fattori e molti altri possono causare  stress.
  • Ambiente non inclusivo: la strada per l’uguaglianza nel settore tecnologico è ancora lunga. I rapporti sull’uguaglianza rivelano come appartenere ad un gruppo sottorappresentato incida su aspetti come gli stipendi, i benefit, la progressione della carriera, le opportunità di leadership e di promozione.
  • Dormire poco per lavorare di più: il sonno è uno dei pilastri del benessere. È impossibile raggiungere il massimo della produttività quando ci si sente stanchi. La privazione del sonno crea, inoltre, un circolo vizioso pericoloso, che spinge ad attività sedentarie e al consumo di sostanze stimolanti (come caffeina e nicotina) che riducono ulteriormente la qualità del sonno.

Ognuno di noi ha la capacità di fare la differenza quando si tratta di supportare un collega che sta vivendo un periodo difficile a causa dello stress lavorativo. È importante comprendere che il benessere mentale è una questione che riguarda tutti noi, e non dovrebbe mai essere ignorato o sottovalutato. Riconoscere i segni di eventuali disturbi mentali è il primo passo per offrire aiuto.

Nella mia esperienza personale, le manifestazioni di disturbi mentali che più spesso ho riscontrato sono state il workaholism, il burnout e la sindrome dell’impostore. Ho imparato a riconoscerle da questi sintomi: se il collega

  • Lavora da casa e/o controlla spesso le email in orario extra-lavorativo, rimane spesso in ufficio fino a tardi, continua a lavorare molto anche se gli è stato detto di ridurre, si stressa se non può lavorare, sacrifica gli hobby e le attività ricreative: è molto probabile che sia in una relazione complicata con il workaholism.
  • E’ esausto fisicamente ed emotivamente, ha prestazioni lavorative al di sotto della sua media, tende ad isolarsi, ha problemi di concentrazione e memoria, ha sbalzi di umore: forse sta flirtando con il burnout.
  • Ha dubbi sulla propria competenza, è perfezionista, è terrorizzato dal fallimento, minimizza i suoi successi o li attribuisce a cause esterne, ha difficoltà ad accettare i complimenti: quasi sicuramente ha un rapporto tormentato con la sindrome dell’impostore.

Se ci rendiamo conto che un collega sta affrontando disturbi mentali, possiamo fare due cose molto importanti. La prima è essere presenti e ascoltare senza giudicare, ovviamente rispettando la privacy e la riservatezza. Mostrare empatia e gentilezza, chiedere come si sente e offrire il sostegno in modo non invasivo, così da far capire  al collega che non è solo.

La seconda è invece consigliargli di consultare un dottore o un professionista della salute mentale. Anche se possiamo offrire il nostro supporto e la nostra empatia, solo i professionisti sono in grado di fornirgli l’aiuto specializzato necessario per affrontare i problemi in modo efficace.

Incoraggiare il collega a cercare aiuto professionale è un passo fondamentale per garantire che riceva la diagnosi corretta e le cure adeguate. La salute mentale è altrettanto importante della salute fisica e spingere qualcuno a ricevere assistenza è un atto di cura e preoccupazione genuina. Consigliate il vostro collega di prendere appuntamento con un professionista della salute mentale possibilmente dal vivo, ma se questo non fosse possibile esistono  anche delle piattaforme che permettono di entrare in contatto online con degli  psicologi:

  • unobravo.it
  • serenis.it
  • Psicodigitale
  • Psicologo 4U
  • Con te all’estero

 Un’iniziativa lodevole, istituita qualche anno fa, è Open Sourcing Mental Health (OSMI), un’organizzazione senza scopo di lucro dedicata al benessere nella comunità dello sviluppo software.

Il suo obiettivo principale è sradicare lo stigma legato alla salute mentale, creando un ambiente in cui le persone si sentano libere di discutere apertamente delle proprie sfide psicologiche. OSMI rappresenta un esempio tangibile del crescente interesse della comunità tecnologica per la salute mentale e del suo impegno attivo nel promuovere il benessere tra i suoi membri. Sebbene il sito web di OSMI non sia attualmente molto aggiornato, è ancora possibile trovare una sezione di risorse e forum con discussioni di grande interesse.


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Un ulteriore esempio della crescente sensibilizzazione della comunità tecnologica verso l’importanza della salute mentale è rappresentato dalla presenza di talk dedicati al benessere psichico all’interno delle agende delle conferenze tech. Qui a Codemotion, abbiamo sempre accolto con entusiasmo i contributi della nostra community relativi alla salute mentale.

Abbiamo quindi creato una speciale playlist di video che raccoglie una selezione di talk tenuti da speaker su argomenti come la sindrome dell’impostore, il bilanciamento tra vita privata e professionale, la gestione dello stress, e molti altri: buona visione e buon giorno della salute mentale a tutti.

 *uno degli stigmi da abbattere è proprio quello che solo i professionisti della salute mentale possano trattare l’argomento. Con tutte le dovute accortezze, io credo che tutti, soprattutto chi soffre o ha sofferto di disturbi psicologici, possano e debbano parlarne. Condividere esperienze è come sempre la chiave per creare valore per tutti. 

Playlist:

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