
Il 28 e 29 giugno 2025, all’Apple Developer Academy di Napoli, si è svolta l’ottava edizione del Bighack una maratona di 48 ore dove sviluppatori, maker e appassionati hanno affrontato sfide che spaziavano dall’AI alla sostenibilità, IoT, Smart Cities, advertising, cybersecurity, mobility, e tanto altro.
Sfide proposte da aziende e istituzioni organizzato da Campania NewSteel con Codemotion, promosso dall’Università Federico II, Città della Scienza e Maker Faire Rome, con il patrocinio della Regione Campania e Comune di Napoli .
Chiaro che quando si è trattato di mandare qualcuno giovane e atletico per dare una mano ai mentor locali la scelta di Codemotion è caduta sul sottoscritto.
Napoli è una città che adoro ma dove mi oriento a fatica nonostante google, ai e indicazioni a cui rispondo sempre con una ‘poker face’ da manuale, meglio disperso che far la figura di uno che non capisce il napoletano.
Fortuna le mie colleghe di Codemotion sono esploratrici provette e si ambientano a qualsiasi luogo in maniera camaleontica.
La mia team leader, che fa parte del comitato organizzativo del BigHack da anni, appena scende dal treno inizia a parlare con cadenza partenopea e quando litiga coi tassisti addirittura gesticola veementemente, cosa che in ufficio non le ho mai visto fare.
Incontrare folle di turisti del nord europa di carnagione color cobalto con gli immancabili sandali e calzini, che indossano con orgoglio le maglietta di Maradona è una delle cose più bizzarre che mi è capitato di vedere, solo che in questa città, dove il contesto armonizza tutto, la fa diventare non solo possibile ma addirittura piacevole.
Un po’ come la Developer Academy di Apple presso l’università Federico II. Una sede bellissima in pieno stile campus con sale moderne e infrastrutture all’avanguardia, un’architettura futuristica ricavata su un ex fabbrica della Cirio in una parte della città che invece sembra aver visto tempi migliori, la classica astronave atterrata nel deserto del Nevada.
Quale luogo migliore per fare un hackathon?
Gli hackathon (crasi tra “hacking” e “marathon”) nascono perché sono un modo straordinariamente veloce ed efficace per generare nuove idee, testare soluzioni innovative e mettere alla prova la collaborazione tra persone che magari non hanno mai lavorato insieme.
A memoria d’uomo e di internet il primo hackathon si è svolto il 4 giugno 1999 a Calgary, in Canada. Una maratona di codice organizzata dal team di OpenBSD composto da 10 sviluppatori, l’obiettivo era risolvere problemi legati alle normative statunitensi sull’esportazione della crittografia. Si erano dati una settimana per sviluppare e integrare stack IPv6 e IPsec: un risultato notevole per l’epoca, anche se qualcuno dei partecipanti non è stato più visto.
La formula si è via via consolidata: un timebox limitato — di solito da 24 a 48 ore — in cui sviluppatori, designer, imprenditori e talvolta anche semplici appassionati si uniscono, formano team e affrontano una sfida concreta.
Il motivo di fondo è che il vincolo di tempo, la varietà di competenze e l’energia collettiva spingono a concentrarsi solo sulle parti essenziali e a produrre risultati che in un normale contesto lavorativo richiederebbero settimane o mesi. È un acceleratore naturale di creatività e problem solving.
Quello che ci si aspetta alla fine di un hackathon non è quasi mai un prodotto finito e pronto per il mercato, ma, come dicono quelli bravi, un proof of concept: un prototipo funzionante, una demo, un’idea validata, oppure un modello di come potrebbe essere l’esperienza utente. Spesso si presentano pitch e demo live, proprio per mostrare che l’idea può stare in piedi, anche se è ancora “grezza”.
Soprattutto tra il 2008 e il 2010, gli hackathon si sono diffusi tra incubatori, università e aziende tech. Eventi come iPhoneDevCamp (evoluto in iOSDevCamp) e TechCrunch Disrupt Hackathon, hanno visto nascere prodotti oggi famosi: PhoneGap (poi acquisito da Adobe) e GroupMe (acquisita da Skype). E’ proprio in questo periodo che gli hackathon hanno cominciato ad assumere anche scopi commerciali e di scouting talenti per investitori e startup. Ma poco male se ci si diverte e si mangia gratis: secondo il Guinness World Records, il massimo numero di persone per un hackathon in presenza è detenuto da un evento organizzato a Kazan, dal titolo, “Russia – the Country of Opportunities”: 3 245 partecipanti, non vorrei essere stato nei panni degli addetti al caffè…
A Napoli, invece, dove sappiamo tutti il rapporto che c’è col caffè, le ragazze del catering hanno invece sempre soddisfatto col sorriso ogni richiesta assurda, tra cibo e bevande, dei circa 130 partecipanti, sommati a una ventina di partner che presentavano le challenge e una decina tra mentor e altri, una bella squadra che ha interagito per tutto il week end, sfornando risultati di tutto rispetto.
Le sfide e i progetti vincitori del BigHack 2025
ENI ha lanciato la sfida “Knowledge Capture”, immaginando uno strumento capace di catturare documenti multimediali eterogenei — testi, video, slide, podcast — su uno stesso tema, sintetizzandoli in un documento strutturato in capitoli per raccogliere, organizzare e valorizzare la conoscenza aziendale. Ha vinto “Summy” del team Ahmed Abdelrahman, Marcello Pisani e Antonio Pintauro, che ha creato una piattaforma in grado di comprendere e armonizzare queste fonti restituendo un output coerente e navigabile, convincendo per completezza e facilità d’uso.
Bhblasted ha chiesto di progettare un AI Agent per marketer e agenzie che ottimizzasse le campagne pubblicitarie online, collegandosi a più account adv, analizzando CTR, CPA e ROAS e suggerendo azioni mirate tramite dashboard o chatbot. Il progetto vincente “AdGenius” di Madina Malsagova, Nigorakhon Mamadalieva e Jahongir Abdujalilov ha integrato una dashboard e un bot Telegram, automatizzando analisi e suggerimenti in tempo reale, riducendo il lavoro manuale e rispettando in pieno le esigenze pratiche.Avendo seguito la challenge personalmente mi sono divertito un sacco a vedere come l’analisi della sfida sia stata interpretata in modo del tutto randomico dai partecipanti, c’è voluto un sacco di lavoro e di pazienza da parte di Vincenzo Chianese, cto di Bhblasted, per riportare tutti nella direzione giusta. Ma ne è valsa la pena, peccato solo che qualche team si sia perso per strada per motivi puramente tecnici o di ansia da prestazione.
Il Consorzio Clara-Cisco ha sfidato i partecipanti a creare una soluzione digitale per migliorare l’esperienza urbana durante l’America’s Cup a Napoli e creare una smart city, usando tecnologie Cisco in ambiti come monitoraggio ambientale, gestione rifiuti e mobilità. Ha vinto “Waves – Muoviti meglio, vivi di più!” del team Igor Tarantino, Dario Saldamarco, Alessio Garzia Marotta Brusco, Gina Saviano e Laura Bracale, con un progetto che monitora i flussi pedonali guidando i visitatori verso aree meno congestionate, pensata per avere un impatto ben oltre l’evento.
Graded con la sua EnergySmart B2B Challenge voleva un software che raccogliesse dati multipli — dai consumi energetici a segnali sismici — per anticipare rischi e suggerire contromisure con alert chiari e linguaggio naturale. Il progetto vincente “PredictFlow – GBP” di Enza Piccolo e Michele Gatto ha trasformato questi dati complessi in insight predittivi e report immediati, con un chatbot integrato che facilita l’uso da parte delle istituzioni.Anche qui il valore delle proposte dai parte dei team è stato molto alto, alla fine credo abbia prevalso il fatto che il team numericamente più nutrito, sia riuscito a gestire tutto con collaborazione veramente ben bilanciata.
Francesco Serino , ceo di Nexus TLC, ha proposto “Coltiva Sostenibile”, chiedendo di disegnare una piattaforma che usasse sensori IoT per monitorare i campi, calcolare la carbon footprint e proporre strategie di riduzione, il tutto con sicurezza avanzata e possibilità di dashboard predittive o multi-utenza. “Green Tech” di Antonio Avolio, Eugenio Levorato e Marta Sannino ha unito IA generativa, sensori IoT e protocolli robusti come JWT, OAuth2 e HMAC-SHA512, centrando perfettamente sostenibilità, tecnologia e privacy, anche se la vera rivoluzione copernicana è stata ribaltare il problema
Protom Group utilizza la colonnina di ricarica trasformandola in un hub smart ricco di servizi e interazioni AI, utile agli utenti ma anche al territorio.In questo scenario si sono cercate nuove idee che mostrassero la potenzialità di un device così articolato. Ha vinto “mirai” del team Barbara Beatrice, Luigi Improta, Marco Losbefero, Chiara Guariglia e Alessandro Giuliano Iacomino, che ha fatto della colonnina un nodo di servizi personalizzati, ottimizzando consumi e impatto ambientale grazie all’AI, con una visione integrata nella mobilità urbana.
Soresa ha lanciato la challenge per sviluppare un Virtual Agent nell’ecosistema sanitario regionale, che aiutasse gli operatori a usare la piattaforma SINFONIA centralizzando le informazioni e garantendo continuità anche nei frequenti casi di turnover. “Cliniko” di Vincenzo Pascarella e Anna Ceglia ha creato un assistente digitale che offre supporto contestuale in tempo reale, guida passo passo e si integra con l’app Sinfonia Salute, risolvendo i bisogni di formazione continua e gestione uniforme.Per chi come me ha vissuto un era geologica lavorando su soluzioni arcaiche, vedere a che punto siamo arrivati mi fa ben sperare per la vecchiaia,
Infine TechVisory che chiedeva di realizzare un software che trasformasse query in linguaggio naturale in dashboard e report, estraendo i dati da documenti Word, PDF o Markdown, rispettando il GDPR e usando modelli open source. “Search Driven Analytics” di Simone e Roberto Ingenito ha colpito con una dashboard interattiva che carica documenti e risponde in linguaggio naturale con grafici e tabelle, bilanciando perfettamente innovazione tecnica e attenzione alla privacy. Una soluzione molto ben articolata e che, nonostante i tempi strettissimi, è stata sviluppata quasi completamente.
Alla fine dopo le premiazioni, i discorsi emozionati e emozionanti, i ringraziamenti finali, i saluti e i caffè di commiato, mi sono fatto 5 ore alla stazione più due ore e mezzo di treno, più un’ora di fila ai taxi della stazione termini, tra incidenti sull’alta velocità e annosa penuria di taxi.
Tutti segni inequivocabili che c’è ancora tanto bisogno di hackaton e idee per affrontare problemi che questo paese ha molta difficoltà a risolvere….