
Quando un evento come Codemotion Milano apre i battenti, ci si aspetta un ospite capace di ispirare e di raccontare il futuro del software. Quest’anno a inaugurare la conferenza sarà Scott Chacon, cofondatore di GitHub e autore di Pro Git, una delle figure che più hanno contribuito a rendere Git lo strumento di riferimento per milioni di sviluppatori.
La sua presenza a Milano non è solo un’occasione per ascoltare un protagonista della storia recente dell’open source, ma anche per capire come l’evoluzione del version control e delle piattaforme collaborative continui a influenzare il modo in cui costruiamo software oggi.
Nel 2005, il kernel Linux era già uno dei progetti collaborativi più grandi e complessi al mondo. Il suo creatore, Linus Torvalds, insieme a centinaia di sviluppatori, gestiva migliaia di patch e contributi distribuiti. Fino ad allora il team si era affidato a strumenti di version control centralizzati o semi-commerciali (prima CVS, poi BitKeeper).
La svolta arriva proprio con BitKeeper. Per qualche anno era stato concesso gratuitamente alla comunità Linux, ma quando nel 2005 i rapporti tra l’azienda proprietaria (BitMover) e alcuni sviluppatori si incrinarono, la licenza gratuita venne revocata. La comunità si trovò improvvisamente senza uno strumento adatto per coordinare il lavoro.
È in questo vuoto che Torvalds, arcinoto per il suo carattere paziente e accomodante, decide di creare un sistema nuovo: Git.
Lo fa seguendo criteri molto precisi, che sono sempre alla base della sua filosofia:
- Velocità: gestire rapidamente migliaia di patch e merge.
- Distribuzione: nessun “single point of failure”, ogni sviluppatore ha una copia completa della cronologia.
- Integrità: protezione dei dati tramite checksum crittografici (SHA-1).
- Modello di branching leggero: la possibilità di creare, unire e cancellare ‘rami’ di sviluppo in modo semplice.
La leggenda della “settimana di Git” trova riscontro da più fonti : Torvalds iniziò a scrivere Git nell’aprile 2005 e nel giro di dieci giorni crea già un sistema funzionante, usato per gestire i commit del kernel Linux. Successivamente il mantenimento passò a Junio C Hamano, che ancora oggi guida il progetto.
Scott Chacon è all’epoca un giovane programmatore, ma, sin dal college, è già molto focalizzato nel cercare di capire cosa c’è sotto il cofano.
Chiaramente si innamora dell’open source, passando per i più svariati linguaggi e strumenti.
All’epoca era già conosciuto come il ‘tipo di GIT’ anche se lui stesso ammette le difficoltà iniziali nel capire bene come funzionasse questo strumento che gli avrebbe cambiato la vita.
Una volta fatto suo, infatti, incomincia a scriverci sopra un libro “Pro Git” che nonostante i 14 anni di presenza sul mercato, alla sua seconda edizione, è ancora attualissimo nonostante in molte interviste continui a professarsi ancora non troppo bravo a usarlo.
Nel 2007, con come scena del crimine un meetup Ruby a San Francisco, Scott incontra Tom Preston-Werner. Tom stava sperimentando con Git e aveva avuto l’intuizione: perché non costruire una piattaforma che rendesse Git accessibile, ospitando repository e aggiungendo una componente sociale? A loro si uniscono Chris Wanstrath e PJ Hyett, e qualche mese dopo il progetto prende piede.

L’inizio è quasi da garage: il team lavora alle prime versioni di GitHub come side project, mantenendo ancora i loro lavori principali. Solo nel 2008, quando la piattaforma inizia a guadagnare utenti e interesse, decidono di buttarcisi a tempo pieno.
GitHub diventa la piattaforma di riferimento per lo sviluppo collaborativo open-source e aziendale. Completa nel tempo decine di acquisizioni, aggiunge funzionalità (Issues, Projects, Actions, Discussions) e diventa uno dei pilastri dell’ecosistema dev.
La piattaforma ha saputo intercettare un bisogno: dare una casa ai progetti open source, con strumenti semplici per collaborare. Le pull request hanno trasformato il modo in cui si contribuisce: non più patch inviate via mailing list, ma conversazioni pubbliche e visibili a tutti. Le Issues hanno permesso di strutturare il lavoro, e in seguito Actions e Discussions hanno reso GitHub non solo un posto per ospitare codice, ma una piattaforma completa per orchestrare lo sviluppo. E in questo la community open source ha avuto un ruolo fondamentale.
Scott, che per la community ha sempre avuto un occhio di riguardo , è stato spesso il ponte tra le esigenze degli sviluppatori e le strategie di prodotto. Non si è limitato a costruire strumenti: ha ascoltato, insegnato, adattato.
Dal 2008 al 2015 sono anni di crescita esponenziale e successi , Chacon continua a evangelizzare migliaia di persone, pubblicando anche la seconda edizione del suo libro, nonostante il lavoro in azienda lo assorba quasi completamente.
Nel 2016 però, dopo quasi dieci anni, prende una decisione coraggiosa: lasciare GitHub. Non era facile abbandonare un’azienda che stava diventando un colosso globale e che, due anni dopo, sarebbe stata acquistata da Microsoft per 7,5 miliardi di dollari.
Ma Scott non era interessato a sedersi sugli allori. Voleva nuove sfide, nuovi terreni su cui sperimentare. Così nacque Chatterbug, una startup dedicata all’apprendimento delle lingue. L’idea univa due sue passioni: la tecnologia e il multilinguismo. Chatterbug cercava di rendere l’apprendimento più flessibile e immersivo, combinando software e insegnamento umano.
Per molti fu una sorpresa: da una piattaforma che cambiava il mondo dello sviluppo a un prodotto di nicchia nell’education. Ma per Scott era una scelta naturale. Ogni sua mossa era sempre stata guidata dalla curiosità e dalla voglia di costruire qualcosa di nuovo.
(qui un intervista su codemotion a riguardo).
Ma git continua ad essere nei suoi pensieri e negli ultimi anni Scott è tornato alle origini, ma con una prospettiva diversa. Con GitButler, il suo nuovo progetto, prova a reinventare l’esperienza degli sviluppatori con Git.
Chiunque abbia usato Git sa che, per quanto potente, può diventare un compagno difficile: comandi poco intuitivi, errori criptici, conflitti di merge che sembrano insormontabili. GitButler si propone come un version control client modernizzato, che semplifica il flusso di lavoro e automatizza molte operazioni.
Non è un tradimento a Git, ma un’evoluzione: un modo per tenere il meglio della sua architettura distribuibile e robusta, rendendolo però più amichevole. In un certo senso, è il proseguimento naturale di quel percorso che Scott aveva iniziato con Pro Git: rendere accessibile ciò che altrimenti resterebbe complicato.
Oggi Chacon vive a Berlino, dove si divide tra startup, famiglia e una comunità internazionale. Non è un dettaglio di colore: la sua vita e il suo lavoro riflettono un approccio globale.
Parla più lingue (tra cui tedesco, spagnolo, francese e perfino un po’ di giapponese), ha una certificazione in vini e liquori, e gestisce insieme alla famiglia un rifugio per animali. Sono tasselli che raccontano di un imprenditore che non vede il tech come unico orizzonte, ma come parte di una vita più ampia e ricca di curiosità.
Il suo networking non si limita al mondo americano: Berlino è oggi una delle capitali europee dell’innovazione, e la scelta di vivere lì è anche un modo per restare connesso a una scena diversa, multiculturale e vivace. Proprio a Berlino nel 2019 è stato nostro ospite per la prima volta. Averlo a Milano può farci sperare che il suo raggio di azione si allarghi ancora di più.