
Venerdì 13 Dicembre è stata una giornata un po’ particolare: mi sono ritrovato a dover scegliere tra partecipare a Xmas dev di Microsoft o Serverless day organizzato per gran parte dalla community di aws Roma.
Ho passato notti insonni rielaborando le agende, facendo mille elucubrazioni, coinvolgendo sosia e cercando di scompormi in micro servizi, alla fine ho deciso salomonicamente che sarei andato al mattino al gazometro e il pomeriggio all’eur.
Questo nonostante facessero tre gradi centigradi e che tutti i siti di previsioni davano il diluvio universale come stima ottimistica, tanto che il mio motorino, quando mi ha visto arrivare in garage, ha fatto un bel po’ le bizze.
Ma gli eventi per me hanno talmente tanto valore aggiunto a cui difficilmente rinuncio.
Interventi tecnici di rilievo, networking, pranzare con amici vecchi e nuovi, e, negli ultimi anni, illustrare in maniera analogica e colorita le ultime novità di Codemotion ( a proposito torniamo a Roma, qui prendete gli early bird, qui invece applicate per il cfp).
Finché ho fatto il programmatore full time, invece, questi eventi erano puro divertimento.
Ho iniziato talmente tanto tempo fa che ho assistito a presentazioni di gente in giacca e cravatta, scambi di biglietti da visita in cartoncino perlato e gadget che comprendevano kit per la pulizia della pallina del mouse o fili elettrici per scaricare a terra le radiazioni dei crt.
Poi moglie, figli e capi poco lungimiranti mi hanno fatto rallentare il passo, fino ad arrivare al 2020. Ho felicemente fatto da speaker ad un panel dal tema “Il ciclo di vita della carriera degli sviluppatori” il 2 marzo, poi, nemmeno una settimana dopo, è scattato il lock down.

Tornare sul palco: la sfida degli speaker
Post covid ho cercato di riprendere il ritmo finché, due anni fa, sono passato dall’altra parte dello specchio e con Codemotion ho capito perché il brucaliffo sta sempre attaccato al suo narghilè seduto su un fungo: sfido chiunque a mettere su un evento del genere e rimanere sano di mente senza ricorrere a qualcosa che lo rilassi un po’.
E non tanto per la logistica, degli sponsor o della biglietteria, quanto per la gestione degli speaker.
Sia che stiate preparando uno speech su html5 per il meetup locale sia che abbiate una presentazione su come utilizzare big query davanti a Sundar Pichai, il minimo comun denominatore è l’ansia che attanaglia tutti e che trasforma qualsiasi professionista in un ragazzino in fila dal dentista.
Il processo per arrivarci è spesso tutt’altro che facile, specie per gli eventi più ambiti o quelli con più gadget.
Trovare la proposta giusta
Partecipare a un evento tech come speaker è un’esperienza emozionante e stimolante, ma la strada per arrivarci è piena di difficoltà e ostacoli e devi proprio volerci andare, o avere qualche amico incosciente che ti coinvolge quasi a tua insaputa.
Tra scrivere una proposta accattivante, competere con centinaia di altri candidati e affrontare le paure personali, la “Call for Proposal” è un processo che mette a dura prova anche i professionisti più esperti.
La prima difficoltà è spesso “endogena”. Per molti speaker non seriali l’idea di proporre un talk a un evento tech è intimidatoria. Pensieri come “Il mio argomento è abbastanza interessante?”, “Sarò all’altezza degli altri speaker?” o “E se mi rifiutano?” sono comuni.
Questi dubbi derivano spesso da una combinazione di sindrome dell’impostore e paura di mettersi in gioco. Anche i professionisti con anni di esperienza possono sentirsi inadeguati di fronte alla prospettiva di presentare le proprie idee a un pubblico esperto e molto preparato.
Occorre trovare un tema che sia rilevante, interessante e unico. Molti lottano per bilanciare la propria passione personale con ciò che è effettivamente richiesto o di interesse per il pubblico dell’evento, magari cercando la coda lunga per occupare quella nicchia meno battuta. Proporre l’AI generativa, per esempio, senza dargli un taglio molto particolare, ha poche probabilità di accaparrarsi le simpatie del comitato di selezione.
Ma anche se proponete l’applicazione AI più interessante del mondo questa deve emergere dalle poche righe dell’abstract. E’ la prima cosa che gli organizzatori leggono, ed è decisivo. Deve essere breve ma dettagliato, tecnico ma accessibile, e soprattutto deve comunicare il valore del talk in poche frasi.
Deve essere catchy come dicono quelli bravi, e non c’è chatgpt che tenga.
In più ogni evento ha linee guida specifiche per la presentazione delle proposte e un flavor decisamente unico, per fare un parallelo non manderemmo mai il nostro cv da docente a una azienda che sta cercando un code warrior.
Senza contare i limiti di parole, il rispondere a domande aperte e fornire informazioni aggiuntive, come obiettivi di apprendimento o punti chiave e tutto richiede attenzione e tempo.
Una regola che trovo valida anche quando gioco a Risiko e quella di non cercare di impressionare con cose ad effetto, concentratevi su cosa il vostro talk può offrire al pubblico, se volete è il vecchio adagio del KISS.
Il codice è quasi illeggibile sullo schermo, il vostro algoritmo, per quanto elegante, proiettato avrà l’effetto di un faro accecante su un gatto che attraversa la strada, meglio un interfaccia grafica con un bottone e una casella di testo.
Se possibile, inviate una bozza a colleghi o mentori prima di presentarla ufficialmente. Dopo una vita che vi costringono a testare il codice, perchè non dovreste testare i vostri talk?
Se avete voglia, studiate la conferenza. Molti eventi pubblicano esempi di proposte accettate in passato. Studiare questi esempi può aiutare a capire cosa funziona e trarne ispirazione, e comunque accrescere il vostro bagaglio tecnico. Sulle passate edizioni di Codemotion trovate di tutto e molti video sono disponibili su Youtube.
Dopo la selezione: la vera sfida
Ok adesso la proposal è bella che pronta.
Premuto il tasto Submit però possiamo riaddormentarci come bimbi o riaccendere la console preferita, ce lo siamo meritati. Capita che la proposta venga rifiutata, ci sta, considerate il processo come un’opportunità di apprendimento e riprovate.
Corollario: Avere diverse idee pronte aumenta le probabilità di essere accettati e consente di adattarsi a diversi tipi di eventi, proponete più di un talk, nessun gattino verrà sacrificato per questo.
Lo stress vero arriva quando si è stati selezionati. Vi arriva la mail di conferma e non sapete se ridere o piangere.
Qui il gioco si fa molto più duro: creare slide, provare il talk e prevedere le domande richiede tempo, dedizione e programmazione, conosco pochi speaker che non aggiustano qualcosa poco prima di salire sul palco.
Palco su cui spesso si arriva a proprie spese. Non tutti gli eventi coprono i costi di viaggio e alloggio per gli speaker, a volte ci riescono solo con quelli più blasonati. Capita che, se arrivate da molto lontano, il vostro talk viene cassato per il fatto che il vostro rimborso spese equivale al cachet di Bill Gates (scherzo, a conti fatti Gates costa meno).
In alcuni casi partecipare è un investimento economico significativo, che si somma al tempo tolto al lavoro e ad una incredibile emorragia di punti moglie, bilanciare la preparazione con le responsabilità lavorative e personali è veramente tosta.
Il bello di fare lo speaker
Ok ma allora perchè diamine dovremmo partecipare a un evento da speaker?
Condividere le proprie conoscenze è un modo per restituire qualcosa alla community e ispirare altri professionisti. So che questa cosa può sembrare romantica e sdolcinata, ma credetemi qualcuno un giorno arriverà e vi dirà che grazie a voi quella cosa ha funzionato o che ha preso la decisione giusta in base a quello che gli avete raccontato.
Personalmente è una cosa che mi emoziona quasi come la frase “ti ho fatto il bonifico”. Poi sappiamo di non sapere: spesso citiamo Einstein dicendo “Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”.
Dubito che l’attribuzione della frase sia corretta, mentre sono sicuro che vostra nonna non ha alcuna voglia di beccarsi una dissertazione su typescript.
Prendendovela piuttosto con un pubblico esperto migliorate le capacità di comunicazione, aumentate la visibilità nel settore e uscite quasi sicuramente più alti di due-tre centimetri, molto più sicuri del fatto vostro.
Inoltre gli speaker hanno spesso accesso a eventi esclusivi e opportunità di networking con altri professionisti di alto livello, si conoscono molto bene gli eventi ad invito di Google, AWS e Microsoft, altri, come lo Speaker Dinner del Web Summit o il TED Speaker Retreat, sono meno conosciuti ma altrettanto prestigiosi, ne esistono poi alcuni talmente esclusivi che date e luogo vengono comunicate attraverso enigmi, col risultato che nessuno riesce ad andarci.
Infine la parte più gustosa, aver fatto da speaker, magari in un evento internazionale, accende su di voi un bel faro da parte di tutte quelle aziende, estere e italiane, che stanno assumendo o che cercano consulenti. Il vostro nuovo curriculum vitae potrebbe ridursi solo ai talk che avete presentato con annessi link ad evento e video con applauso finale del pubblico in sala.
Partecipare a una “Call for Proposal” per un evento tech non è un percorso facile, ma è un passo che porta grandi soddisfazioni ed è parte integrante di un percorso che farà di voi un dev completo o un manager con una visione molto più ampia.
Immaginate di salire sul palco come un alunno del Professor Keating sul suo banco in “L’attimo fuggente” per cambiare prospettiva, mettere in discussione i dogmi e proporre la propria idea, se non vi sembra divertente ed eccitante probabilmente non siete mai stati ad un Codemotion,come già detto sopra abbiamo la CFP aperta fino a fine Gennaio , mandatele qui e ci vediamo sul palco…