Periodo abbastanza pieno di eventi, non ricordo un inizio di Novembre così complicato anche logisticamente, e sì che mi ero ripromesso di starmene un po’ tranquillo.
Così mi ritrovo che il 14, appena tornato da Bologna per la premiazione di un hackaton, ho due convegni in due posti abbastanza distanti tra loro: il nomadismo digitale è un fenomeno verso il quale sono sempre stato abbastanza critico, ma qui possiamo benissimo parlare di vagabondaggio.
L’arrivo a Google AI 2024 e le annose sfide per aggiudicarsi i gadget
Per fortuna quelli di Google hanno pensato di farne uno bello pieno ma concentrato nel solo pomeriggio, quindi posso evitare la ressa del pranzo tra programmatori, si sa che i dev sono piuttosto timidi fino a quando qualcuno dice la frase “signori il buffet è aperto”. A quel punto saltano tutte le best practice degli stand up meeting ed è facile individuare chi usa scrum, sono quelli che si spostano in gruppi da 4 e creano barriere umane davanti al dolce.
Così sono arrivato al Palazzo delle Fontane un po’ prima delle 14:00, anche abbastanza orgoglioso di aver mangiato solo un panino, ma niente da fare, ho miseramente ceduto a degli stuzzichini al salmone degni di Ikea.
Mi scordo sempre che i dev fest organizzati dalla community sono una cosa mentre quando si parla di business è meglio non avvicinarsi al buffet, dovrebbero mettere un videowall con le puntate più cruente di “vite al limite” come dissuasore.
Arrivando presto però ho avuto modo di poter girare per gli stand quando la folla era ancora abbastanza tollerabile e approfittando del fatto che molti davano i gadget solo se si riusciva a superare prove di abilità, mi sono messo a fare la fila a quasi tutti i desk degli sponsor.
Quest’anno però la barriera all’entrata non era solo sconfiggere la propria timidezza: per prendere la tazza di Google, per esempio, si doveva risolvere uno di quei maledetti puzzle a scorrimento che odio fin da quando ero bambino.
In più l’immagine che avrei dovuto ricomporre era su una figura molto piccola poco visibile e, aggiungendo il fatto che sono una schiappa, ho dovuto rinunciare al prezioso cimelio.
Sono subito passato a una bellissima gru dove dovevi prendere una palletta e potevi vincere una custodia protettiva per laptop brandizzata ma la prima volta la palletta mi è caduta e la seconda invece si è rotta la macchinetta.
Per fortuna Lutech e Dinova erano meno selettivi e sono riuscito a portarmi a casa un pò di cose anche abbastanza carine, giuro lo faccio per i bambini…
Mi ero appena messo in fila per il flipper, ultima fatica con premio finale, ma ero molto titubante: a Roma ormai giocare a flipper in pubblico richiama subito la mitica partita di Carlo Verdone nei panni di Oscar Pettinari, se si è timidi il flipper non ti lascia scampo, ma è ancora peggio se si cerca di giocare in maniera vigorosa, dando vita a spettacoli abbastanza indecorosi. Per fortuna ci chiamano per entrare in sala.
AI e innovazione: gli interventi di Gigantino, Rutter e Moricca
Fa gli onori di casa Raffaele Gigantino, che ha preso la carica di Italy Country Manager di Google Cloud da meno di 4 mesi.
Un di recap sulle novità degli ultimi tempi, magari qualcuno dei presenti avesse vissuto gli ultimi mesi nelle Grotte di Frasassi e poi si parte con le interviste di caso d’uso all’amministratore unico di PagoPa, Alessandro Moricca e al responsabile dell’area business di Tim Antonio Morabito, che ribadisce l’importanza della partnership con BigG vista l’apertura di ben due Cloud Region (Milano e Torino, sempre per quelli di Frasassi).
Poi è la volta di Alex Rutter, Managing Director per l’Intelligenza Artificiale di Google Cloud in EMEA. Il suo intervento in scaletta aveva il titolo “Unlocking Groundbreaking Innovation” e mi aspettavo qualcuno in tuta da ginnastica che facesse evoluzioni su ritmi sincopati, invece è apparso un manager molto british e anche molto simpatico che ha posto l’accento su un paio di aspetti interessanti, soprattutto perché poco tecnici e molto orientati al business.
In primis ha enfatizzato i pochi casi d’uso rispetto all’utilizzo che si sta facendo dell’ AI e poi ha sottolineato l’importanza di adottare un approccio AI-first nel business, integrando soluzioni di intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza operativa e stimolare la crescita. A corredo di quanto detto ha presentato casi di studio di clienti che hanno implementato con successo tecnologie AI, ottenendo significativi miglioramenti in produttività e servizio clienti.
Ha concluso enfatizzando l’impegno di Google Cloud nel supportare le aziende nel loro percorso di trasformazione digitale attraverso strumenti e piattaforme AI avanzate ma tese a rendere il lavoro molto più semplice.
La prima parte aveva ormai raggiunto l’apice e si è conclusa con altri casi d’uso portati dagli sponsor, sempre con l’AI generativa al centro e con la PA a fare in qualche modo da fruitore finale, tutto molto interessante anche se la parte più tecnica era ancora da venire.
Durante il coffee break ho tentato di riavvicinarmi alla gru che però era ancora in manutenzione, niente male per un evento in cui le parole d’ordine sono resilienza scalabilità e 24/7. Mi sono messo di nuovo in fila per il flipper ma ho desistito e mi sono ributtato sul caffè.
Google AI 2024: tra Data, Developer e Security Agent
Credo di averne bevuto un pò troppo perché quando Maurizio Dimatteo, Customer Engineer – Data Analytics presso Google Cloud, ha cominciato il suo talk sui “Data Agent” sembrava un video di youtube messo a riproduzione rapida. Nel suo intervento ha spiegato il ruolo dei Data Agent, ovvero strumenti avanzati per la gestione e l’automazione dei dati, progettati per facilitare le attività di integrazione e trasformazione nei flussi di lavoro aziendali.
Introducendo Looker e Looker Studio, due tool su cui avevo visto recentemente un webinar, ha fatto degli esempi su come tutto il processo etl fino allo storytelling finale può essere reso meno laborioso grazie agli strumenti messi a disposizione.
Ha descritto come i Data Agent aiutino le aziende a raccogliere, analizzare e distribuire dati in modo più efficiente, riducendo tempi e costi operativi e ha evidenziato l’importanza dell’automazione e dell’intelligenza artificiale nel migliorare la qualità e la velocità delle analisi dei dati, permettendo alle aziende di ottenere insight più rapidi e accurati. Ha concluso al solito con dei casi di successo, mostrando esempi pratici di aziende che hanno implementato questi strumenti, ottenendo vantaggi competitivi significativi nel mercato.
Olga Morga, Customer Engineer specializzata in Application Modernization, gioca in casa e si sente. A rimarcare la sua romanità fa esempi coinvolgendo la carbonara, il che mi aiuta a stare concentrato anche se le novità su Code Gemini sono altrettanto appetitose. Nel suo intervento, Olga ha illustrato il concetto di Developer Agent, uno strumento avanzato progettato per supportare gli sviluppatori nell’automatizzare compiti ripetitivi e migliorare la produttività attraverso l’intelligenza artificiale.
Ha spiegato molto bene come il Developer Agent possa essere utilizzato per gestire attività di sviluppo comuni, come la revisione, la generazione di suggerimenti, l’identificazione di errori, la creazione dei test e l’ottimizzazione del codice. Ha infine enfatizzato il ruolo del Developer Agent nel facilitare l’adozione di pratiche di modernizzazione delle applicazioni, permettendo agli sviluppatori di concentrarsi su compiti a più alto valore aggiunto, come l’innovazione e l’ottimizzazione delle performance.
Ha inoltre presentato casi d’uso reali di aziende che hanno implementato il Developer Agent con successo, ottenendo maggiore efficienza e riducendo il time-to-market delle loro applicazioni. Ha concluso mostrando come questo strumento possa essere integrato nei flussi di lavoro di sviluppo per facilitare la trasformazione digitale e accelerare i processi di modernizzazione delle applicazioni aziendali.
Se prima vi serviva un team di developer facinorosi, adesso il team leader orchestra gli agent, lasciando un’impronta molto personale sulla qualità del software.
Rivedere Gianluca Varisco, Principal Security Architect di Google, mi fa sempre un enorme piacere. Ogni volta che ci incontriamo facciamo sempre la stessa figura dei pesci in barile perchè le nostre foto su linkedin sono di qualche anno fa e si sa che per un dev un anno è un’era geologica.
Quindi ci ripresentiamo ogni volta con successivo senso di estraniazione che però passa subito, in realtà sospetto che lui lo faccia apposta per vedere se sono veramente io, la gente che si occupa di sicurezza è sempre abbastanza paranoica.
Nel suo intervento Gianluca ha affrontato l’importanza di integrare soluzioni di intelligenza artificiale nella gestione della sicurezza informatica, sottolineando il ruolo chiave del Security Agent, un agent avanzato progettato per proteggere infrastrutture e dati in ambienti cloud partendo da un grosso aiuto sulla observability.
Infatti ha spiegato che il Security Agent è uno strumento basato su AI che monitora e risponde in tempo reale a potenziali minacce, riducendo al minimo i rischi per le aziende che usufruiscono di altri prodotti compatibili essendo progettato per integrarsi con le soluzioni Google Cloud e supportare strategie di sicurezza proattive.
Il tutto poggia su tre momenti:
- Monitoraggio continuo: Analisi dei comportamenti anomali e rilevamento delle minacce attraverso modelli di apprendimento automatico.
- Automazione delle risposte : Capacità di attivare risposte immediate e mitigate agli incidenti.
- Prevenzione delle vulnerabilità: Identificazione preventiva di configurazioni errate e vulnerabilità nei sistemi aziendali.
Gli esempi di aziende che hanno implementato il Security Agent, evidenziano i miglioramenti in termini di resilienza e riduzione dei tempi di risposta agli incidenti, accentuando l’importanza della scalabilità e della facilità di integrazione con infrastrutture ibride o multi-cloud. Le dashboard e gli strumenti mostrati sono stati così così numerosi che alla fine mi è parso di intravedere pezzi di vulnerabilità scomporsi da sole come nel finale di matrix.
Per fortuna è tornato sul discorsivo quando ha riassunto come l’AI stia trasformando il panorama della sicurezza informatica, migliorando la capacità di prevedere e neutralizzare minacce complesse e descrivendo l’evoluzione delle strategie di sicurezza verso un approccio basato su dati e automazione.
Quindi ha concluso sottolineando il valore strategico del Security Agent per garantire un ambiente digitale sicuro, evidenziando come Google Cloud si impegni a fornire strumenti avanzati per proteggere le organizzazioni dalle sfide sempre più sofisticate del cyberspazio.
La chiusura dei talk è stata affidata sempre a Gigantino che dopo un breve recap ha forse lanciato il messaggio più forte alle persone presenti in sala: va benissimo non stare tra gli early adopter, si sa che investire per primi è sempre rischioso, specialmente in un paese come l’Italia dove excel manda avanti ancora il 90% delle aziende, ma stare alla finestra in questo momento storico potrebbe rappresentare un pericolo mortale per tutte quelle aziende che vedono nell’AI un pericolo piuttosto che un opportunità.
Infine sono tornato a fare la fila per la gru, ma la macchinetta era ancora rotta. Per fortuna che le sorprese però non erano finite perché oltre a gente che si è attaccata al tavolo degli spritz abbiamo potuto ritirare dei bellissimi zaini di Google Cloud che essendo bianchi credo userò a qualche matrimonio…