In occasione del Read a Book Day, la giornata, di origine statunitense ma ormai diffusa in tutto il mondo, volta a festeggiare, ricordare e far scoprire e riscoprire il piacere della lettura e dello studio, abbiamo pensato di proporre un approfondimento sull’origine dei libri, da quando la loro diffusione è diventata più agevole con l’introduzione della stampa, fino ai giorni nostri.
Infatti, nonostante ad oggi i libri siano pressocché accessibili a tutti, tra il digitale e le copie fisiche, sono ancora moltissime le sfide che i tomi devono affrontare, tra le ultime vi è quella con le intelligenze artificiali, che si riveleranno alleate o nemiche?
Per rispondere a questa e a molte altre domande sul ruolo dell’AI nei confronti del mondo editoriale, abbiamo contattato esperti del settore tech che ci hanno proposto soluzioni o dubbi ancora più imponenti.
Ma iniziamo ripercorrendo la lunga strada fatta da romanzi e libri di testo da Gutenberg in poi.
L’evoluzione dei libri: com’è cambiata la fruizione nei secoli
Tutti abbiamo studiato, o almeno avremmo dovuto studiare, la nascita della stampa, quando Johannes Gutenberg nel XV secolo ha introdotto per la prima volta la stampa a caratteri mobili. Questa innovazione rivoluzionaria ha permesso, non di certo dal giorno alla notte, ma tramite un lungo processo durato secoli, la produzione su larga scala di libri, democratizzando l’accesso alla conoscenza e aprendo le porte all’era della Riforma Protestante e dell’Umanesimo.
Così, la stampa a caratteri mobili ha senza dubbio segnato l’inizio di una nuova era per la cultura scritta, rendendo i libri più abbordabili anche a persone non facenti parte della nobiltà o del clero. Gli autori hanno finalmente finalmente raggiungere un pubblico più ampio e le idee hanno avuto altresì la forza e i mezzi per diffondersi più rapidamente attraverso l’Europa. La Bibbia di Gutenberg, stampata intorno al 1455, è stata quindi uno dei primi libri prodotti con questa tecnologia, e la sua influenza sulla religione e sulla cultura è risultata enorme.
Con il passare dei secoli, la produzione di libri è diventata sempre più efficiente e il loro impatto sulla società è cresciuto in modo costante. Nel XIX secolo, la rivoluzione industriale ha quindi portato all’introduzione della macchina da stampa rotativa, consentendo la produzione in massa di giornali e riviste. Questo ha accelerato la diffusione delle notizie e delle idee, iniziando a dar forma a una società più informata.
Il XX secolo ha visto ulteriori innovazioni nel mondo dei libri. L’invenzione della carta patinata e delle rilegature moderne ha reso i libri più resistenti e gradevoli all’occhio, mentre l’introduzione del libro tascabile ne ha facilitato il trasporto. La creazione delle biblioteche pubbliche ha quindi contribuito a democratizzare ancora di più l’accesso alla lettura.
Ma il ventesimo secolo ha portato con sé anche altri importantissimi e radicali cambiamenti introducendo la rivoluzione digitale. Negli anni ’70, è stato sviluppato il primo lettore di libri elettronici, ma quella tecnologia non era ancora pronta per il grande pubblico, anche se con l’avvento di internet tutto è cambiato irreversibilmente, anche nel mondo dell’editoria.
E’ stato però solo negli anni 2000 che gli eBook hanno iniziato a guadagnare popolarità, grazie all’introduzione del Kindle da parte di Amazon nel 2007. Questi dispositivi portatili permettono di portare con sé migliaia di libri in un solo dispositivo, aprendo nuove opportunità per la lettura.
Ma la rivoluzione digitale non si è fermata qui. Nel 2008, l’App Store di Apple ha ufficialmente aperto le porte alla diffusione di applicazioni di lettura su smartphone e tablet, consentendo ai lettori di accedere ai loro libri digitali in modo ancora più flessibile. Le vendite di eBook sono quindi cresciute rapidamente, ma insieme a esse è nato l’ormai più che decennale dibattito sulla sopravvivenza dei libri cartacei.
Mentre le versioni digitali dei libri stanno tutt’ora guadagnando terreno, un altro formato di lettura sta emergendo: gli audiolibri. Grazie ai miglioramenti nella tecnologia di registrazione e alla popolarità crescente degli smartphone, gli audiolibri hanno conquistato un vasto pubblico. L’ascolto di un libro è cambiata, rendendo la lettura accessibile a un pubblico che aveva difficoltà con la lettura tradizionale, per questioni di modalità di fruizione.
Ma forse la svolta più sorprendente è stata l’introduzione delle intelligenze artificiali nel mondo dei libri. Infatti le AI hanno iniziato a influenzare la creazione stessa dei libri. Gli algoritmi di generazione di testo, basati su reti neurali, possono ora scrivere racconti, poesie e persino romanzi interi. Questa nuova frontiera ha suscitato dibattiti sulla creatività umana e sulla possibilità che l’arte della scrittura venga sostituita da macchine.
L’industria editoriale ha dovuto e dovrà ancora adattarsi a questi cambiamenti. Le case editrici si sono rese conto che il pubblico desidera opzioni di lettura diverse, comprese versioni stampate, eBook e audiolibri. Allo stesso tempo, gli autori si sono sforzati di trovare modi creativi per sfruttare le nuove tecnologie, creando opere multimediali interattive e sfruttando le piattaforme social per promuovere i propri lavori.
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Cosa ne pensa della community dev dei cambiamenti che l’AI sta avendo nel settore editoriale?
Abbiamo proposto alla community dev alcune domande, la prima delle quali su una delle grandi innovazioni che internet ha portato con sé nel mondo editoriale: la possibilità di autoprodursi i libri. Questa modalità è ormai molto diffusa, anche nei settori più tecnici come può essere quello della programmazione, ma come ha impattato questa pratica nella fruizione dei libri rivolta ai programmatori?
Una delle testimonianze più interessanti in merito arriva da Valerio De Sanctis, che ha affermato di trovare complicato guadagnare la fiducia delle case editrici affinché si arrivi alla pubblicazione ufficiale del proprio lavoro: “Ho vissuto più volte in prima persona la difficoltà di pubblicare contenuti tramite un editore, in particolar modo in Italia, per via del fatto che l’industria è sempre stata molto restia a investire negli argomenti nuovi e negli autori emergenti, preferendo battere strade più sicure. Un perfetto esempio di questo l’ho vissuto nel 2016, quando mi sono messo alla ricerca di un editore italiano disposto a pubblicare in italiano il mio primo libro, ‘ASP.NET Core and Angular 2’, che era già stato pubblicato mesi prima con Packt Publishing. Nonostante si trattasse di un best-seller Amazon con migliaia di copie vendute, nel quale si introducevano due tecnologie (ASP.NET Core e il nuovo Angular) estremamente nuove e destinate ad avere un enorme impatto sullo sviluppo software a livello mondiale, ho ricevuto delle offerte che non esito a definire ridicole da tutti gli interlocutori a cui mi sono rivolto… E parlo ovviamente di realtà affermate e specializzate nel settore. Tale è stata la delusione che da quel momento in poi mi sono completamente disinteressato della cosa, preferendo concentrarmi su realtà internazionali più interessate ad arricchire il proprio catalogo di libri e manuali dedicati alle tecnologie emergenti, senza paura di “rischiare” con autori nuovi anche grazie a un sistema di responsabilizzazione dell’autore da una parte e content review dall’altra, estremamente efficace.”
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Chi invece riesce a vedere chiaramente aspetti favorevoli e aspetti negativi a questa modalità di pubblicazione sono Simone e Donato Onofri, che hanno elencato punti consistenti per entrambe le visioni: “Il self-publishing ha prodotto notoriamente piu’ titoli. Questo comporta dei pro e dei contro:
- Pro: è presente più varietà, spesso anche argomenti di nicchia che potenzialmente non verrebbero pubblicati da un editore. Nell’editoria tradizionale passa spesso diverso tempo tra un edizione e un altra, il self-publishing rimuove questa possibilità rendendo il libro più “vivo” come da prassi agile e lean. Inoltre vi è una flessibilità nei prezzi, dato che sono decisi in autonomia dall’autore al netto dei costi vivi di pubblicazione e stampa.
- Contro: spesso la qualità varia molto secondo l’autore sia per quel che riguarda la parte intrinseca dei contenuti che per quella del testo (e.g. revisioni editoriali, revisioni tecniche), stesso discorso per la qualità di stampa; sempre più spesso si trovano libri autoprodotti con il solo scopo di “fatturare” che usano pseudonimi e una impaginazione e fruizione del testo discutibile.”
Altro grande topic, che come moltissime grandi innovazioni genera dubbi e resistenze sul suo utilizzo, è l’intelligenza artificiale. In particolare oggi, per omaggiare il Read a Book Day, ci concentreremo sull’opinione che la community dei programmatori ha dell’ingerenza dell’intelligenza artificiale nel mondo editoriale.
E’ un valido alleato o dovrebbe essere messo all’angolo come un nemico dell’editoria tutta?
“L’intelligenza artificiale è un tool, e come ogni tool può essere usato in maniera utile oppure abusato per fini poco nobili. Per quanto mi riguarda, non vedo nulla di male se viene usata per migliorare lo stile di scrittura e la chiarezza dell’esposizione. Il punto debole dell’AI è sui contenuti, che sono la parte più importante delle pubblicazioni tecniche. Pertanto se un autore ha poche idee sui contenuti e usa l’AI per arricchirli, commette un peccato di inautenticità e di disonestà intellettuale” ha precisato Marco Consolaro in merito, offrendo un punto di vista lucido e pressoché super partes.
Un parere favorevole arriva invece da Gianluca Padovani: “Sicuramente può essere un problema per contenuti standard ma io lo vedo anche come un valido aiuto per lo scrittore che può avvalersi di questi strumenti per quelle parti che prima erano lasciate a un editor o un reviewer. L’AI sta avendo un impatto enorme su tutti i settori e ci dovremo fare i conti, voglio però essere ottimista e credere (sperare) che ci darà contenuti di qualità e aiuterà gli autori a creare contenuti sempre migliori. “
Serena Sensini offre uno sguardo ancora diverso sul problema, aprendo a un ulteriore aspetto: la creatività, quel qualcosa che l’AI non raggiungerà mai: “Direi che la parola chiave che descrive ciò che penso è creatività: questi sistemi sono spesso generativi, e ciò significa che sono in primis legati alla base dati che hanno avuto a disposizione per il training -magari non sempre aggiornata- e, in secondo luogo, usano quel che “conoscono”, ma non possono fornire fonti o dati certi, come magari avviene anche tramite l’esperienza. Lo dimostra anche quanto avvenuto qualche settimana fa sullo store di Amazon: letteralmente invaso da libri generati tramite sistemi di AI con il solo nome dell’autore o autrice -spesso- ignaro/a, dopo aver stravolto le classifiche e i ranking assegnati ai prodotti, per l’e-commerce è stato necessario rimuovere questa tipologia di articoli, perché senza reale valore commerciale. Difatti, il problema principale è questo: un libro, così come un film o un quadro, rientra nel campo artistico, che deriva da un tipo particolare di intelligenza che gli esseri umani hanno e che serve a trasmettere dell’informazione che suscita anche un’emozione. Un testo rielaborato usando diversi fonti (attendibili?), che manca di una “mano” e di una “mente” che ne rendano unico e riconoscibile il contenuto, è una grave mancanza alla creatività.“
Infine, l’ultimo quesito posto alla community dev è in merito al problema del copyright applicato ai testi generati con l’AI: andrebbe preservato oppure no?
Angelica Lo Duca continua in parte lo spunto di Serena Sensini sottolineando come l’AI pecchi di contenuti e per questo dovrebbe essere segnalato al lettore: “Secondo me, se la percentuale di testo generato con l’IA supera una certa soglia, allora andrebbe scritto sul libro, mantenendo comunque il copyright. Personalmente, credo che il problema non sia tanto di copyright quanto di qualità dei contenuti. Un libro scritto dall’IA è comunque un libro di bassa qualità, perché non è in grado di generare idee ed esempi innovativi. L’IA non è in grado di mettere il pathos nel libro, a coinvolgere il lettore, definendo esempi innovativi ecc, cosa che invece un bravo scrittore riesce a fare. Inoltre, dalla mia piccola esperienza, ho notato che, alla fine, l’IA genera sempre le stesse cose.”
Parlando ancora meramente di copyright, se dietro vi è un autore fisico, i diritti devono essere preservati, secondo Diego Ricchiuti: “Partendo dal fatto che ritengo che l’AI debba essere trainata (se mi permetti il temine) su dati che sono stati comprati pagando l’autore originale, per me questo è un elemento fondamentale, senza citare e pagare l’autore non ci può essere etica del lavoro, per qualsiasi lavoro. Una volta che i dati sono etici, che l’autore che ha usato l’Ai può dimostrare l’acquisto dei dati, è che il prodotto non è puramente frutto di AI, e che i dati sui cui l’hai è stata trainata sono citati (in una bibliografia) allora può esserci il diritto di autore perché c’è un autore.”
In conclusione, interessante anche il punto di vista di Marco Consolaro sul tema, sul quale esprime parere favorevole, con una buona dose di umorismo: “Io credo che sia una sciocchezza. Il copyright che le grandi case editrici riconoscono agli autori è già talmente basso che mi sembra difficile non pensare che il loro obiettivo sia quello di ridurlo il più possibile con ogni mezzo. E poi chi decide se c’è stato l’aiuto dell’ AI? Un correttore di grammatica e sintassi è considerato AI? Io credo nella trasparenza, per cui sono favorevole al fatto di indicare nella copertina di un libro quanto e quale uso di AI sia stato fatto al suo interno. Poi comunque sarà il mercato a dire se un libro è di valore oppure no. Infine, chi sa davvero usare l’AI sa anche riconoscere se un articolo è stato concepito da una mente umana oppure partorito da un pappagallo artificiale!”
Per quest’ultima parte dell’articolo teniamo a sottolineare quanto fossero interessanti tutte le risposte che ci sono arrivate, ma che per motivi di spazio non abbiamo potuto inserire integralmente. Per questo ci teniamo a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile quest’ultimo paragrafo dedicandoci il loro tempo:
- Angelica Lo Duca
- Diego Ricchiuti
- Mauro Bennici
- Valerio De Sanctis
- Simone Onofri e Donato Onofri
- Gianluca Padovani
- Serena Sensini
- Miliucci Alessandro
- Marco Consolaro