Mauro Bennici è il CTO di Harley&Dikkinson, in questa posizione affronta sfide significative legate alla gestione di processi e comunicazioni su scala globale, dovendo garantire l’efficienza e l’accuratezza delle operazioni. Mauro nell’intervista sottolinea l’evoluzione del ruolo del CTO verso una prospettiva cross-funzionale, unendo tecnologia e business, offrendo preziose lezioni sulla gestione del cambiamento e sulla leadership tecnologica.
Puoi descrivere l’azienda in cui lavori e le principali sfide come CTO?
Da pochissimo lavoro per Harley&Dikkinson, un’azienda che fornisce supporto a terze aziende, in particolare per la progetti di sostenibilità ambientale e costruzione green. Le sfide che un CTO deve affrontare in questo contesto sono significative e complesse. Dato che interagiamo con nazioni e continenti da tutto il mondo, dobbiamo gestire legislature, processi e sistemi aziendali completamente diversi fra loro è essenziale creare sistemi che consentano una comunicazione fluida e senza errori tra entità diverse.
la nostra sfida quotidiana sta nel garantire che i processi siano altamente automatizzati ed efficienti, anche quando si lavora su continenti diversi.
Come si evolverà la figura del CTO nei prossimi anni?
La figura del CTO diventerà sempre più cross-funzionale. Prima era principalmente vista come il capo dello sviluppo tecnologico, ma oggi deve essere in grado di comprendere il business e tradurre le richieste aziendali in soluzioni tecniche. Il direttore tecnico deve essere un esperto sia nella tecnologia che nel business e riuscire a collaborare con altri attori aziendali. In passato, l’approccio era “sviluppiamo tutto internamente”, ma ora c’è un mix tra sviluppo interno, l’uso di servizi cloud e l’outsourcing. Il CTO deve gestire queste complessità e partecipare all’analisi delle priorità aziendali, considerando fattori come il tempo e le leggi che regolano il settore.
Con l’avvento delle tecnologie generative, qual è il futuro della programmazione e della tecnologia in generale?
Secondo me le AI generative sposteranno drammaticamente l’attenzione sull’architettura. Oggi, in molti contesti, si inizia scrivendo codice per poi costruire il business. Invece, partendo dall’architettura e definendo come le richieste debbano essere gestite, è possibile suddividere il lavoro in blocchi più piccoli. Ad esempio, un blocco può gestire una richiesta al database e un altro può gestire una richiesta all’applicazione. Questa suddivisione rende più semplice il lavoro su pezzi molto piccoli.
Una volta ottenuta la risposta, il programmatore può verificare che sia corretta, ma conoscendo bene il pezzo che ha scritto. Questo cambierà il ruolo del programmatore, che si concentrerà su dettagli specifici, eliminando la parte ripetitiva di compiti, che potranno essere gestite da tecnologie generative all’interno dell’azienda.
Credo che inizialmente ci sarà una fase di competizione tra queste tecnologie e gli sviluppatori stessi.
In un ciclo continuo, le tecnologie generative impareranno gradualmente a fornire risposte conformi al nuovo codice che sta emergendo. Ci saranno inevitabilmente sfide da affrontare poiché nel nostro lavoro di scrittura del codice spesso sappiamo cosa fare, ma dobbiamo scrivere molte linee di codice per comunicarlo alla macchina. Penso che questa parte diventerà automatizzata, quindi sarà sempre cruciale la capacità di analizzare un problema, individuare soluzioni e comprendere i limiti. Tuttavia, la parte di scrittura di codice “meccanico” potrebbe essere affidata sempre più a una macchina.
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C’è un libro che come CTO ti ha aiutato e che vorresti che altri tuoi colleghi, o aspiranti tali, leggessero?
Adoro “The Phoenix Project: A Novel About IT, DevOps, and Helping Your Business Win” scritto da Gene Kim, Kevin Behr e George Spafford che presenta una storia coinvolgente nel mondo dell’informatica e delle operazioni aziendali. La trama segue le peripezie di Bill, un dirigente di tecnologia informatica, che si ritrova in una situazione caotica in cui il progetto aziendale è sull’orlo del fallimento. Con il suo lavoro e il futuro dell’azienda in gioco, Bill è costretto a guidare una trasformazione radicale all’interno del suo reparto, applicando i principi di DevOps per migliorare l’efficienza, la collaborazione e la consegna di software. La storia è un viaggio avvincente attraverso le sfide e i trionfi di Bill e del suo team mentre cercano di riportare in auge l’azienda e imparano importanti lezioni sul DevOps e sulla gestione aziendale.
Un altro libro interessante è “Chi ha spostato il mio formaggio?” La storia è breve ma significativa. In questo racconto, ci sono due topolini intrappolati in un labirinto che solitamente trovano il formaggio in un punto specifico. Quando il formaggio inizia a scarseggiare in quel punto, i due topolini reagiscono in modi diversi. Uno continua a cercare il formaggio nello stesso punto, anche se sta diminuendo, mentre l’altro decide di prendere solo quanto è strettamente necessario e comincia a cercare altrove nel labirinto. Questo libro fornisce spiegazioni sul perché i due topolini si comportino in questo modo e offre preziose lezioni sulla gestione del cambiamento e dell’adattamento.
Secondo te quali sono le tre caratteristiche di un buon CTO?
Le tre qualità essenziali di un CTO di successo sono:
- Ascolto Attento: Un CTO deve essere un ascoltatore attento, in grado di accogliere i feedback e comprendere le sfide provenienti da vari fonti, inclusi il suo team, il lato aziendale e fonti esterne. La mancanza di questa abilità potrebbe portare all’isolamento e alla perdita di opportunità per sviluppare soluzioni migliori.
- Bilanciare Autorità e Autonomia: Il CTO deve saper bilanciare la necessità di stabilire linee guida importanti, come quelle riguardanti l’architettura del sistema o altre esigenze cruciali, con la capacità di evitare il micro-management. Consentire al team di prendere decisioni autonome su dettagli minori, come preferenze per strumenti specifici, è essenziale per promuovere l’autonomia dei membri del team e permettere loro di esprimere la loro creatività.
- Comunicazione Efficace: La terza caratteristica chiave è la capacità di comunicare in modo efficace. Il CTO deve essere in grado di tradurre concetti tecnici complessi in un linguaggio comprensibile per tutti, compresi coloro che non sono esperti in tecnologia. Questa abilità facilita una migliore collaborazione tra le diverse parti dell’azienda e contribuisce a creare una visione comune dei progetti tecnologici.
Quali sono le sfide più critiche per un CTO?
Le sfide più critiche per un CTO oggi riguardano principalmente tre aree.
In primo luogo, c’è una crescente necessità di individui capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici. Trovare persone con una mentalità aperta che possano dire “Ho fatto così fino a ieri, ma oggi lo faccio in un modo diverso” è un compito complesso, nonostante la disponibilità di formazione e supporto da parte delle aziende.
In secondo luogo, è cruciale creare un ambiente aziendale in cui le persone si sentano confortevoli nell’affrontare sfide tecnologiche. La condivisione delle esperienze e l’apprendimento continuo contribuiscono a promuovere una cultura aziendale orientata all’innovazione.
Infine, la dipendenza da servizi cloud e software esterni rappresenta un’altra sfida. Questi servizi possono subire modifiche o essere dismessi, influenzando direttamente i costi operativi delle aziende. In particolare, nel caso di software legacy, come alcune applicazioni bancarie scritte in Cobol dagli anni ’70, la migrazione verso nuove piattaforme può comportare costi significativi e interruzioni operative. La gestione attenta di questi cambiamenti è essenziale per mitigare gli impatti negativi sull’azienda.
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